Incontro con una civiltà perduta
Percorriamo l’altipiano che ci separa da Tiahuanaco per circa 70 Km, alla periferia di La Paz abbiamo trovato un mezzo utilizzato dai nativi; i “colletivos” mi ricordano i pulmini che negli anni 60 utilizzavo con i miei genitori per percorrere il tragitto che da Catania ci portava al splendido mare di Acitrezza. Tutto in questo Paese mi sembra distante dalla modernità, ma nello stesso tempo stimola in me il ricordo di un passato che mi appartiene in quanto nata nel mio profondo sud. Immersa nella nostalgia della mia infanzia mi sembra quasi di rivivere una realtà in parte dimenticata. Alla corsa in mezzo al nulla di questo anacrologico pulmino si alternano alcune fermate, velocemente salgono donne con i loro sacchi e le gonne ampie, con i bimbi a volte addormentati altre volte piangenti, fanno odore di terra, di patate e di latte che generoso sgorga dai loro seni, a differenza degli uomini che odorano di tabacco e di “Ciccia”( liquore andino). Impossibile comprenderli, non parlano lo spagnolo, ma gli sguardi sono rassicuranti e ci offrono del pane.
Distratta solo in parte dal panorama che scorre davanti ai nostri occhi, già percepisco che stiamo per avere un incontro insolito, che va ben oltre a ciò che è visibile e percepibile da una semplice visita ad un sito archeologico.
Splendida con le prime luci del mattino ci appare Tiahuanaco, a 30 km dal lago Titicaca, ma che per mostrarsi oggi come un porto, nel tempo che fu si doveva trovare sulle rive del sacro lago, così come in tempi ancora più remoti questo lago salato apparteneva all’Oceano. Tiahuanaco, colpita da profondi sconvolgimenti oggi va reinterpretata affinché si possa trovare una giusta collocazione di questa antica città nel tempo e nello spazio. Molto è stato scritto su datazioni e origine di Tiahuanaco e sulla vicina e ancora più inquietante città futuristica Puma Punku.
Nulla di ciò che vediamo in questi due siti ha una spiegazione scientifica se ci si ferma ad analizzare ogni singola incisione, ogni singolo volto o i riferimenti astronomici, tutto rimane avvolto nel mistero se a guardare è una mente analitica. Ci spostiamo dalla Piramide, che per mancanza di fondi rimane in buona parte sommersa sotto terra, alla Porta del Sol, qui il Dio Viracocha sembra beffarsi del nostro cercare, forse quest’umanità non è ancora meritevole di comprendere i segreti del passato; alcuni enigmi potrebbero rimanere volontariamente celati per non ammettere che molte delle nostre credenze vanno riviste.
La terra rossa che caratterizza questo luogo, l’erba alta mossa dal vento tra gli enormi Monoliti che ci circondano, ci fanno piombare ancora una volta in una dimensione a noi sconosciuta, ma che si svela a poco a poco, è una vibrazione sottile quella che si sprigiona da queste pietre apparentemente inerti, ma che vorrebbero svelarsi a chi è pronto, ad accettare la discordanza da ciò che sembra e in realtà non è. Dimentichiamo tutto ciò che ci può distrarre dalla percezione della vera natura di questo luogo e improvvisamente ci sentiamo avvolte nella nebbia di un mistero irrisolto, ma nello stesso tempo partecipi di questa ricerca infinita del confine tra il conosciuto e ciò che potrebbe esistere oltre le “Porte del Tempo”.