L'Opinione

Perché la guerra?

Immagini di palazzi sventrati e di città sommerse da cumuli di macerie polverose, continuano a invadere la nostra quotidianità. Dopo un anno di scontri, iniziati nel febbraio del 2022, la guerra tra Russia e Ucraina prosegue senza tregua portando con sé morte e distruzione. Un conflitto che, come evidenziato, dalle analisi condotte da l’Economist intelligence Unit, sta influenzando l’economia globale con i costanti rincari dei prezzi delle materie prime, con le frequenti sanzioni finanziarie e le possibili interruzioni delle catene di approvvigionamento.

Questa guerra tratteggia, in modo miserevole, la meschineria umana in cui logiche di profitto si intrecciano a interessi politici, mascherati da fuorvianti ideologie di massa declamanti la necessità di riportare la pace e assicurare la libertà in modo da poter imporre come legittimo il costante invio di armi.

E il nostro governo, prigioniero di queste dinamiche, soggiace ai dettami imposti, facendo finta di non comprendere il significato dell’articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra in tutte le sue forme tranne, implicitamente, una guerra difensiva in caso di attacco nei confronti della nostra patria. Dilatando arbitrariamente questo concetto, ha autorizzato e giustificato una artificiosa difesa all’esterno del nostro paese.

Ma questo suscita immediatamente parecchi dubbi. Perché se noi siamo chiamati a difendere l’Ucraina in quanto patria minacciata e popolo aggredito, non si comprende, il perché non interveniamo in ogni guerra che in questo momento si sta combattendo in ogni parte del mondo.

Dubbio legittimo che ogni cittadino, che si fa domande, non può che farsi senza trovare però risposte plausibili. Invece si trova di fronte a una situazione ambigua, in cui non si è arrivati a nessuna risoluzione, non ci sono né vincitori né vinti e l’unico dato certo è che migliaia di giovani soldati e di civili innocenti hanno perso la vita senza un perché.

E’ davvero servito Il nostro sostegno armato? Non sarebbe stato meglio seguire i dettami di una Costituzione fatta da uomini lungimiranti, usciti da poco da un conflitto devastante, e costruire un vero progetto di pace?

Domande queste che, come sempre, si disperderanno nelle decine di eclatanti discorsi detti e ridetti dai nostri eccelsi uomini di governo che volutamente ignorano il solenne impegno sancito nell’articolo 11, che ci impone, in primo luogo, di operare in modo positivo per promuovere organizzazioni internazionali che assicurino la pace e la giustizia tra le Nazioni.

Una soluzione di dialogo che però non alletta e non soddisfa, perché se scaviamo a fondo noi uomini siamo sempre stati dei guerrafondai.

Se guardiamo al passato ci accorgiamo che ci siamo sempre fatti la guerra e che tutta la nostra storia è segnata da conflitti continui, che abbiamo considerato l’unico e solo mezzo per risolvere i nostri problemi.

Il nostro stesso grande poema epico l’Iliade è incentrato sulla celebrazione di una battaglia, quella per la conquista di Troia. Nei suoi versi la guerra ha un valore positivo e i sanguinosi duelli vengono descritti con dovizia di particolari e osannati come gesta eroiche.

Di fronte a questa nostra perversa ossessione, non possiamo che dare ragione a Freud, il quale affermava che gli uomini agiscono spinti da due pulsioni opposte e contraddittorie, a una prioritaria pulsione di vita se ne intreccia in modo indissolubile un’altra, la pulsione di morte. Thanatos, per dirla con il suo nome greco, è quella pulsione dell’uomo, che lo spinge a uccidere e a distruggere.

Ed è questa la risposta che diede ad Einstein che nel 1932 , anno in cui già si presagiva l’imminente catastrofe provocata dalla Germania di Hitler, gli chiese, in uno fitto scambio di lettere tra i due, se fosse possibile liberare gli uomini dalla fatalità della guerra e se ci fosse un modo di evitare che gli uomini continuassero ad ammazzarsi tra di loro.

Freud non lascia scampo, gli uomini troppo spesso si lasciano dominare da questa pulsione negativa, per cui non esiste alcuna speranza di poter sopprimere la loro aggressività. Anche se, al tempo stesso, lascia aperta una possibile soluzione se l’uomo, inserito in un contesto civile, riesce a rafforzare il proprio intelletto a discapito dell’istinto e quindi a relazionare in modo pacifico con i propri simili.

Invece i nostri governi, nonostante siano frutto di una società evoluta e progredita, agiscono spinti dai propri impulsi egoistici e interessi economici.

La realtà odierna è intrisa di vergognosi giochi di potere che la macchiano di sangue.

Solo una profonda coscienza intellettiva, potrebbe ribaltare la situazione in quanto permetterebbe di capire che le guerre o il sostegno indiscriminato ad esse, non conducono a nessun progresso, ma ci riportano indietro di anni in cui la nostra identità di uomini è svilita da azioni improntate a barbara ferinità.  

E noi, cittadini che ci facciamo delle domande, continuiamo a porci lo stesso quesito che si posero, non troppi anni fa, due brillanti menti come Einstein e Freud: “Perché la guerra?”.

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