Cultura

Presentazione a Catania di un volume su Marcello Leopardi, pittore neoclassico

Si intitola “Marcello Leopardi. Un pittore neoclassico a Catania e provincia” ed è il saggio di Diego Cavallaro, 38 anni, esperto di Comunicazione e Valorizzazione del patrimonio artistico che sarà presentato a Catania martedì 28 marzo, ore 16.30 al Museo Diocesano di Catania. Il volume indaga l’opera dell’artista
lucano [Brienza (Potenza) 1753 – Roma 1795] formatosi nella scuola romana, attivo in Umbria e autore di due pale d’altare esposte a Catania: “Sant’Agata impetra la liberazione di Catania” e il “Transito di San Giuseppe”, entrambe nella Chiesa di San Michele Arcangelo ai Minoriti insieme a una su San Francesco
Caracciolo completata dopo la sua morte dall’allievo perugino Vincenzo Ferreri.

Introdotto da Grazia Spampinato, direttrice del Museo Diocesano di Catania, Cavallaro dialogherà con Ornella Fazzina e Michele Romano, docenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania rappresentata dalla presidente Lina Scalisi e dal direttore Gianni Latino. Interverranno anche Paolo Di Caro (direttore Cultura del comune di Catania) e Valentina Noto (responsabile dei Musei civici).

Fra le curiosità emerse dalle ricerche di Cavallaro – che al Leopardi ha dedicato una tesi di laurea e successivi studi pubblicati nel volume– viene con certezza attribuita a Leopardi anche una tela esposta a
Caltagirone. Si tratta della “Trasfigurazione di Gesù”, visibile sull’altare maggiore della chiesa del SS. Salvatore ma allo stato attuale priva di segnaletica e attribuzioni. A confermare la paternità dell’opera è un documento del 1891 che Cavallaro cita nella sua pubblicazione: un libro del sacerdote Salvatore
Leonardi custodito nella Biblioteca Diocesana di Caltagirone e consultato da Cavallaro nel corso delle sue ricerche sul pittore potentino.

L’indagine su Leopardi – pittore particolarmente attivo e apprezzato su Perugia e Foligno ma poco esplorato dalla critica e dagli storia dell’arte – prende spunto nel 2014, a margine della tesi di laurea del corso triennale di Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico conseguita presso
l’Accademia di Belle Arti di Catania. Il progetto di ricerca su Marcello Leopardi prevedeva infatti una comparazione fra i bozzetti preparatori delle pale d’altare e l’opera finita: I bozzetti di Leopardi erano infatti custoditi nei depositi del Castello Ursino, correttamente censiti ma inaccessibili al pubblico. Grazie a una borsa di studio, Cavallaro riesce a dar vita a un progetto di “museo diffuso” che, oltre a esporre al pubblico i bozzetti del Leopardi (oggi nella pinacoteca del Castello Ursino), propone al visitatore un
percorso di conoscenza dell’artista nei luoghi di culto che ospitano le sue opere originali attraverso una postazione multimediale con cui approfondire la storia dell’opera e i suoi dettagli. Oltre agli originali, infatti, sono otto le copie del “Transito di San Giuseppe” di Leopardi che abbelliscono altari principali e navate di altrettante chiese di Catania e provincia.

Le copie del Transito di San Giuseppe sono a Catania (nelle chiese del SS. Sacramento in piazza Cavour, di Sant’Agata la Vetere e di San Camillo), a Gravina di Catania (Chiesa di Sant’Antonio a Padova); a Maletto (Chiesa del Sacro Cuore); a Santa Venerina (Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e Maria) e infine a Giarre (Chiesa di Sant’Isidoro e Chiesa di San Francesco).

“Questo libro – spiega Cavallaro – arriva dopo anni di studio e di ricerca dedicati a questo artista, Marcello Leopardi, del quale si sa poco o nulla. Davvero esigua la bibliografia a lui dedicata. Per questo provo a dare il mio piccolo contributo con questo volume dove l’indagine si sofferma in particolare
nella lettura dei dettagli delle grandi pale in rapporto ai bozzetti: particolari, attributi iconografici, oggetti e gesti con cui l’autore racconta la storia dei santi e i loro miracoli. Per sant’Agata, ad esempio, è un piccolo putto che regge un velo a ricordare il miracolo della colata lavica del 1669 bloccata miracolosamente dal velo della santa patrona di Catania”.

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