Cinema

L’ultima notte di Amore: thriller poliziesco in una Milano notturna e avversa

L’ultima notte di Amore, scritta e diretta da Andrea Di Stefano, dopo l’anteprima al 73º festival di Berlino, arriva nelle sale italiane portando una ventata di noir dal respiro internazionale e due ore di palpabile tensione. Una suggestiva ripresa aerea sui tetti dei grattaceli periferici di una Milano crepuscolare e notturna, che ci accompagna fra le mura di un piccolo e affollato appartamento, in cui si svolgono gli ultimi preparativi per la festa di pensionamento di Franco Amore (Pierfrancesco Favino) un poliziotto onesto che, in trentacinque anni di onorato servizio, non ha mai sparato un colpo in vita sua. Una persona corretta e leale, anche a costo della sua stessa carriera, che all’ultimo giorno di lavoro si trova coinvolto in un torbido intreccio di malavita, leggerezza e sfortuna, con una sequenza di delitti che terrà lo spettatore col fiato sospeso. Una sceneggiatura poliziesca di tutto rispetto, in cui ci sono oggetti contesi, persone da aiutare, agenti corrotti che solo Di Stefano riesce a mascherare, indubbiamente esperto nel maneggiare il materiale di genere, e a trasformare con l’abile capacità di condensare tutta la storia in una infinita e turbolenta notte, l’ultima appunto. Un racconto che apparentemente sembra svolgersi nel caos ma che invece è accuratamente pianificato, che coniuga grande rigore morale, onestà e denuncia sociale. Non un semplice poliziesco degli anni ‘70, dalla perfetta Fotografiadi Guido Michelotti, ma una nuova forma ibrida, tra poliziesco e noir, che mostra chiare ambizioni internazionali, dall’esperienza che Di Stefano ha maturato negli ultimi anni di lavoro sui set d’oltreoceano. Il regista romano torna a girare in Italia, dopo aver diretto alcuni film americani come Escobar (2014) con Benicio del Toro e The Informer (2019)con Clive Owen e Rosamund Pike, e dopo aver esplorato le varie declinazioni del crime e del thriller di tradizione e sensibilità hollywoodiana.  Ad accompagnare Andrea Di Stefano,  in questo ritorno in Italia è Pierfrancesco Favino, dal duttile talento nell’interpretare i ruoli più svariati, capace di dare sfoggio a un personaggio fragile e complesso in una pellicola girata  “senza effetti digitali, quindi quando vedete il fuoco sappiate che lo sentivamo davvero sulla pelle”. Di indubbia bravura Linda Caridi (Viviana, moglie di Franco, di origine calabrese arrivata a Milano tentando la scalata sociale) che riesce a emergere lentamente, fino ad assumere un ruolo da coprotagonista, significativo e decisivo ai fini della trama.  Sorprendente Antonio Gerardi (il cugino di Viviana), che gioca in un ruolo alla Joe Pesci di Martin Scorsese. Centrata anche la figura del collega Dino, miglior amico di Franco che ha il volto di Francesco Di Leva. Un film tagliente e stringato che scava negli affari sporchi di una Milano corrotta nel cardine della sua economia, che alterna efficaci scene di azione a momenti più tranquilli, accompagnati  dalle musiche inquietanti e incalzanti  di Santi Pulvirenti, che richiama quella dei Goblin in Profondo Rosso. L’ultima notte di Amore, (in sala dal 9 marzo con Vision Distribution),è una potente e angosciante discesa verso l’abisso di un ligio agente di polizia che per colpa del suo ultimo caso e del Dio denaro, alla ricerca di un difficile equilibrio tra etica e necessità di sbarcare il lunario, resta imbottigliato nei traffici illeciti cinesi allontanandosi dall’ambizione di essere onesto. Una lunga e interminabile notte in un tunnel dalla luce fioca e giallastra, in cui Franco si trova quasi incastrato e non riesce metaforicamente a superarlo e l’arrivo dell’alba diventa un lontano miraggio. Un’opera che trova il respiro giusto per restituirci tutte le contraddizioni, le fragilità e lo sgomento di un uomo che lotta inerme contro qualcosa di molto più grande di lui, ma che nonostante tutto decide di giocare tutte le sue carte per difendere sé stesso e i suoi affetti.

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