Prima Donna, il film dedicato a Franca Viola
«Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce», sono le parole della prima donna a rifiutare il “matrimonio riparatore”, Franca Viola, siciliana ventunenne: era il 1966.
Sugli schermi del cinema l’8 marzo arriva la pellicola dedicata alla sua vicenda, simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane. In scena il racconto romanzato del rifiuto di una giovane donna che ha cambiato la storia: sull’esempio di Franca molte ragazze rifiutarono le nozze riparatrici, eppure bisognerà attendere più di un ventennio perché il matrimonio riparatore venga cancellato (insieme al delitto d’onore) dalla legge 442, del 5 agosto 1981, arrivata alla fine di un lungo percorso di cui fanno parte il referendum sul divorzio (1974), la riforma del diritto di famiglia (1975) e il referendum sull’aborto. E ancora il 1996 perché lo stupro venga considerato non più un reato contro la morale bensì contro la persona. La storia di una donna siciliana raccontata da una sua conterraneo, alla sua prima fatica come regista di un lungometraggio, Marta Savina.
Il film “È soprattutto la storia di autodeterminazione femminile – spiega la regista messinese – Rispetto alla storia originale è stata fatta un’operazione di lungo rimpasto tanto da fare perdere i confini iniziali”.
La regista siciliana Marta Savina ha già dedicato alla storia di Viola un cortometraggio di 15 minuti recentemente proiettato al Tribeca Film Festival. A dicembre 2017 il corto Viola, Franca viene proiettato ad Alcamo: sarà la prima volta che Franca Viola lo vedrà. Cinque anni dopo si profila il lungometraggio dal titolo Prima Donna, girato in dialetto serrato (con tanto di sottotitoli), già al London Film Festival e ad Alice nella Città (dove ha vinto il Concorso Panorama Italia), racconta appunto di Lia Crimi (Claudia Gusmano), ventun anni, una ragazza semplice e solida come la vita dei campi che condivide col padre (Fabrizio Ferracane) e ha una sola debolezza: una simpatia per Lorenzo Musicò (Dario Aita), figlio del boss locale. Sarà proprio Lorenzo a rapirla, a sequestrarla e infine a violentarla, seguendo il rituale arcaico della “fuitina”. Lia non si rassegna a un ingiusto destino comune e lo denuncia. Iniziano così l’incubo del conflitto giudiziario e l’inferno della persecuzione da parte di mafiosi e paesani.
Con un cast d’eccellenza, formato da Paolo Pierobon, Francesco Colella, Manuela Ventura, Angelo Faraci e Thony, nel film “Sono partita dall’idea che gli esseri umani sbaglino, al di là del fatto di essere uomo e donna. Non c’è in questo film il vero cattivo. Lo stesso Lorenzo – dichiara la regista – non è un vero antagonista. Il fatto che si ritrovi a fare cose atroci non dipende neppure da lui. Per lui è normale, solo quando si ritrova in tribunale capisce forse di aver sbagliato”.
A interpretare i “No” di Lia, la bravissima attrice trapanese Claudia Gusmano (La mafia uccide solo d’estate, Guida astrologica per cuori infranti): “Il mio è un personaggio contemporaneo nel quale mi sono completamente immedesimata. Non sono così andata indietro nel tempo, ho raccontato invece Lia come una donna moderna, una donna coraggiosa, una ragazza incosciente che ha subito un’ingiustizia enorme. Primadonna è un film, forse, più per gli uomini che per le donne, perché noi donne conosciamo già tutto quello che la protagonista prova. Lei e il suo stupratore sono poi entrambi vittime, in modo diverso, della società in cui vivono, perché se non sei abbastanza uomo, come nel caso di Lorenzo, vieni comunque giudicato”.