Cinema

Colonia Cecilia: un film su una comunità anarchica in Brasile

La storia del socialismo e dell’anarchismo è stata caratterizzata da una costante lotta politica per realizzare una società fondata sull’eguaglianza, l’abolizione della proprietà privata e della moneta, sul comunismo, sul libero amore e sull’eliminazione della religione. Alcuni leader socialisti e anarchici hanno tentato anche di realizzare delle comunità fondate sui principi del socialismo o dell’anarchismo. I primi ad intraprendere tali esperimenti sono stati i seguaci di Charles Fourier (1772-1837). Questo celebre socialista francese aveva immaginato il falansterio, un complesso urbano pensato per una comunità composta da un minimo di 1.600 ad un massimo di 2.200 membri in cui realizzare i principi del socialismo e del libero amore. In Francia sono stati realizzati due falansteri a Guise e a Condè-sur-Vesgre. Negli Stati Uniti sono state realizzate la Reunion e Brook farm. E analogamente nell’America del Sud. Tutte questi esperimenti si sono conclusi con tremendi fallimenti.

L’anarchico Giovanni Rossi (1856-1943) decise di avviare un esperimento simile nel 1890 nello stato di Paranà in Brasile che fu denominato Colonia Cecilia. Questo anarchico era un agronomo ed era fortemente influenzato dal pensiero positivista. Voleva realizzare una comunità fondata sui principi dell’anarco-comunismo. Fece un primo tentativo a Cittadella che dovette interrompere. Lo riprese in Brasile dove avevano ottenuto dall’Imperatore un territorio in cui realizzarla.

La comunità era originariamente composta da circa 150 persone che tentò di avviare un esperimento collettivistico di gestione della produzione agricola. Tutto era messo in comune, si praticava il libero amore e i bambini erano istruiti secondo metodi pedagogici anti-autoritari. I coloni incontrarono ben presto delle difficoltà sia nella gestione agricola sia nel reperimento di macchinari. Entrarono in conflitto anche con altre comunità vicine. Dopo tre anni, Giovanni Rossi sciolse la comunità perché era convinto di avere dimostrato concretamente che il comunismo era applicabile ed auspicabile. Sosteneva che Galileo, quando ebbe “scoperto l’isocronismo delle piccole oscillazioni […] non si indugiò ogni giorno ad osservare l’oscillazione di una lampada nella cattedrale di Pisa”. In realtà, secondo la gran parte dei commentatori, l’esperimento della Colonia Cecilia fu l’ennesimo fallimento di una comunità socialista. Lo stesso Rossi fu criticato aspramente sia al momento della partenza dall’Italia, sia dopo lo scioglimento della comunità.

Le vicende della Colonia Cecilia sono raccontate con un filo di amara ironia nel film “La Cecilia” di Jean-Louis Comolli del 1976. Il regista si schiera in modo molto netto dalla parte di coloro che danno un giudizio negativo su questo esperimento.

Il film si apre in un palco a teatro. L’imperatore del Brasile è interessato alle idee di Giovanni Rossi e decide di concedergli un territorio per realizzare una comunità socialista. Il sovrano è un uomo molto colto e che crede nel progresso. Vuole capire se le nuove idee socialiste sono realmente applicabili o no e ritiene che il Nuovo Mondo possa essere un ottimo laboratorio.

I coloni giungono nel Paranà e sono felicissimi di avviare l’esperimento. Uno di loro (Luigi) si inginocchia e comincia a ringraziare Dio per la terra e viene aspramente criticato da uno degli intellettuali che è ateo. I coloni cominciano a prendere possesso del territorio, ma sono un po’ lenti e svogliati nel lavoro. Altri sospendono ben presto il lavoro pesante per prendersi una pausa.

L’intellettuale ateo Lorenzini cammina tra loro ben vestito e non lavora. Cerca di educare gli altri sui principi dell’anarchismo. Tuttavia gli stessi anarchici si alzano e vanno via perché non vogliono sentirlo parlare. È il primo segnale di una mancanza di comunicazione tra gli intellettuali e i non-intellettuali della comunione. Preferiscono cantare una canzone anarchica e correre dietro ad Olimpia che è il sogno erotico di tutti gli uomini della comunità. Il sole tramonta e i coloni hanno solo piantato il palo in cui hanno issato la bandiera rossa.

Si fa sera e i comunardi fanno una riunione su come avviare la produzione agricola. Uno dei contadini domanda ad Olimpia se ha la lettera dell’Imperatore.

Il giorno successivo, due coloni vanno a Palmeira e comprano le sementi. Lì alcuni cittadini discutono dell’esperimento e non ne sono felici. Al ritorno, Rocco pone a Rossi una questione cruciale: a che titolo la comunità sta su quel territorio? Chiede apertamente se esiste un diritto di proprietà su quella terra. Rossi dice che la terra appartiene a chi la lavora e che questo è il miglior contratto che ci sia. Il diritto di proprietà serve solo ai padroni. Rocco fa notare che ci sono anche altre comunità e chiede se quelle comunità hanno un titolo giustificativo del loro diritto. Rossi è costretto ad ammettere che ce l’hanno. Luigi, uno dei contadini, propone allora di porre dei confini chiari al territorio della comunità attirandosi le ire di Lorenzini.

A questo contadino, il leader Giovanni Rossi dà lezioni di astronomia. La scena è alquanto tragica perché il contadino non comprende assolutamente nulla. Quando l’anarchico gli pone delle domande va a caso. Cerca solo di mostrarsi ossequiente nei confronti di un individuo che non vuole infastidire o contrariare.

Il lavoro procede lentamente. Molti coloni sono svogliati e non intendono faticare. Sorgono le prime liti tra i contadini che sono abituati a lavorare con disciplina per ore e gli anarchici che preferirebbero prendere il lavoro come un divertimento. Appare in tutta evidenza che i coloni sono distribuiti male, in particolare, c’è il caso di un colone che ha conoscenze specifiche per costruire le case ma che si ostina a fare il contadino. Gli altri hanno perso molto tempo e hanno commesso errori per realizzare lo scheletro di una casa.

Durante la cena serale, Rossi legge gli articoli critici all’esperimento di Rossi che è molto dispiaciuto delle dure parole degli altri anarchici.

Nonostante le evidenti difficoltà, la comunità comincia a funzionare: i coloni seminano, la casa comunitaria è ben costruita, Olimpia insegna. Tra i suoi allievi c’è il contadino Luigi che è soggiogato dalla sua bellezza. Nell’intimità di una delle aule, Olimpia comincia a parlare con lui di famiglia, rapporti amorosi e matrimonio, mettendolo profondamente in imbarazzo.

Subito dopo, Giovanni Rossi decide di partire. La comunità continua ad operare in assenza del suo fondatore. Alcuni dibattono su come organizzare la società. Uno degli intellettuali legge un testo, ma uno dei non intellettuali impersonato da Vittorio Mezzogiorno lo mette in guardia: “Ora te la dico io la sola frase che ho imparato nei libri. Stai a sentire: per loro propria natura gli uomini di scienza sono portati a ogni sorta di perversione intellettuale e morale, e i loro principali vizi sono l’esagerazione delle proprie conoscenze e il disprezzo verso tutti coloro che non sanno; date loro il potere e diventeranno i più insopportabili tiranni.”. E l’intellettuale gli chiede:  “E chi te l’ha dette tutte queste cretinate?”. Gli risponde che l’ha sentito dire a Bakunin, il principale teorico dell’anarchismo.

Una mattina, le vacche invadono i campi e danneggiano il raccolto perché il recinto è costruito male. Sorge una vera e propria lite tra il contadino Luigi e gli altri soprattutto quando si parla di giudicare chi è il responsabile dell’errore. Per alcuni è impossibile pensare a tribunali o a sanzioni nella colonia. È evidente che alcuni più vicini al socialismo pensano che sia possibile una qualche autorità all’interno della comunità, al contrario degli anarchici che sono contrarissimi su questa questione. In particolare, il contadino Luigi dice apertamente che c’è bisogno dell’organizzazione. Uno degli anarchici lo accusa di volere un diritto di proprietà.

Si festeggia il Primo Maggio, festa dei lavoratori. Lorenzini, l’intellettuale ateo tiene un discorso ai coloni. I comunardi sentono i coloni polacchi cantare un inno religioso e rispondono con una versione laica del “Va pensiero” del Nabucco di Verdi.

Giunge la notizia della caduta dell’Imperatore. Tutti brindano all’evento, tranne Luigi che ricorda a tutti che la Cecilia esiste proprio grazie a lui.

Intanto Rossi è lontano per un giro di conferenze. In una lettera comunica che giungeranno nella colonia le famiglie di molti coloni. Si apre una nuova parte del film, in cui si vede Rossi che tiene una conferenza in cui si scaglia contro l’istituzione della famiglia. Si rivolge ad un pubblico di borghesi e di persone ricche che lo applaude senza problemi. Nello stesso tempo, Olimpia avvia una relazione amorosa con un colone.

La situazione comincia a diventare complessa con l’arrivo delle famiglie. Prima di questo evento, la comunità aveva vissuto come una sola famiglia. Dopo la comunità si scinde in tante famiglie in cui ci sono i padri che si comportano in maniera autoritaria. L’unica coppia apparentemente libera è quella di Rossi con Olimpia che va in crisi quando la donna confessa di avere una relazione con un altro uomo.

È l’inizio della fine. L’anarchico non regge alla delusione e si rinchiude sempre più in sé stesso. Scopre che una bambina ruba nella mensa collettiva, un chiaro segnale del fallimento del sistema educativo comunitario.

Olimpia si scontra con gli altri anarchici perché non si sente totalmente emancipata e perché è convinta che gli uomini non vogliano effettivamente l’emancipazione delle donne. Le donne addirittura rifiutano di mandare i bambini nella scuola diretta da Olimpia. Le donne non accettano la sua sensualità, le sue relazioni amorose plurime.

Due sono gli argomenti che dividono la comunità: 1) il libero amore e gli amori plurimi, 2) la divisione della terra e dei suoi prodotti. Qualcuno lamenta che ormai ci sono la divisione del lavoro, il parlamentarismo, le famiglie, la gerarchia, la scarsa emancipazione delle donne.

Nonostante ciò, Giovanni Rossi è convinto che l’esperimento della Cecilia sia riuscito, ma scrive parole durissime in un suo testo. Usa addirittura i verbi al passato. Decide di porre fine alla colonia perché, a suo dire, le leggi di funzionamento della nuova società sono state svelate. L’anarchico ha ormai perso l’amore di Olimpia e ha perso completamente il contatto con la realtà.

I dissidi e i conflitti esplodono feroci nella comunità. Due fazioni si affrontano e arrivano addirittura a dare al rogo le case dei dissidenti. La Cecilia, che doveva essere fondata su leggi scientifiche, finisce con un pogrom e una persecuzione dei dissidenti quasi fossero eretici. Rossi continua a tenerla in vita per qualche tempo… Giunge alla comunità un soldato che ordina agli uomini di presentarsi in caserma perché la Repubblica ha richiamato tutti alle armi per sedare una rivolta

Dal film emerge un’aspra critica contro i sogni degli utopisti di conoscere le leggi semplici di funzionamento di una comunità sociale. Da un’analisi della pellicola, la comunità Cecilia sembrava funzionare proprio perché c’era un sogno e perché Rossi era amato da Olimpia. È proprio questa donna che cerca inutilmente di far comprendere al fondatore che si sta sbagliando. Sono l’amore e la fiducia che creano una comunità non leggi meccaniche e scientifiche. Il fallimento della Cecilia è il fallimento dell’amore tra Rossi e Olimpia e il suo fallimento come maschio. È un grande scienziato, un grande conferenziere ma sembra che non sia in grado di provare amore vero. Il suo è un amore astratto ed intellettuale. Non riesce a cogliere la carica erotica della donna e il suo desiderio di amore e di maternità.  

Nel corso dei secoli, si sono susseguiti centinaia di esperimenti di vita comunitaria con lo scopo di realizzare il comunismo, l’abolizione della proprietà privata e della moneta, la fine della divisione del lavoro, l’eguaglianza. La convinzione di base è che l’essere umano sia fondamentalmente buono ma che sia stato corrotto dalla civiltà. Alcuni ritengono che sia possibile cogliere le leggi di una società perfetta in cui vivere autenticamente. Il film vuole togliere ogni illusione. Lo stesso Rossi nei suoi testi ammette che gli esseri umani sono corrotti dalla civiltà, non sono fraticelli dediti alla perfezione o eroi della santità.

Dov’è l’autenticità nei rapporti umani? Quale modello sociale la rende possibile?

Il mondo affoga nella falsità e gli esseri umani indossano maschere e indugiano con la simulazione e la dissimulazione. L’onestà è quasi un difetto. Non è possibile realizzare qualcosa al di fuori dei parametri del profitto o delle logiche di rapina dell’economia ipercompetitiva capitalista. Bisogna sempre domandarsi a che titolo si agisce. E il titolo è o un diritto di proprietà o un contratto. Il diritto di proprietà permette di realizzare una rendita, il contratto una qualche forma di profitto. Al di fuori di questo individualismo nulla ha senso. Parole come lealtà, amicizia, dignità, giustizia, empatia sono solo artifici retorici o al massimo maschere dietro le quali c’è solo una logica di violenza e di rapina.

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