L'Opinione

Salutando il 2022 e aspettando il 2023

Siamo ormai agli sgoccioli di questo 2022: un anno, su larga scala, ricco di avvenimenti felici, tristi o “neutri” che siano stati; abbiamo assistito, ad esempio, all’ennesimo trionfo sportivo dell’Italia – forse un po’ in sordina perché si trattava dei mondiali maschili di pallavolo -, al ritorno del pubblico al Festival di Sanremo dopo l’Ariston vuoto del 2021, con la quasi preannunciata vittoria da “Brividi” dei tanto elogiati quanto criticati Mahmood e Blanco, alle Elezioni di fine settembre che hanno permesso a Giorgia Meloni di diventare la prima donna a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio e ultimamente, per ordine di tempo ma non per importanza emotiva, alla vittoria dell’Argentina di Messi – che a detta di molti può adesso, finalmente, essere paragonato a Maradona – nei controversi Mondiali di calcio disputati in Qatar, ai danni dei nostri vicini transalpini; a Napoli i festeggiamenti non avevano nulla da invidiare a quelli di Buenos Aires.
Abbiamo assistito alla fine di un’era, quando l’8 settembre ”è crollato il London Bridge”, ovvero si è spenta la Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Venditti nella sua “Giulio Cesare” canta che nell’anno dei Mondiali del ‘66 la Regina d’Inghilterra era un certo Pelé, brasiliano, all’anagrafe Edson Arantes do Nascimento, forse il miglior calciatore di tutti i tempi che proprio in quel mondiale fece sognare i tifosi verdeoro. Abbiamo dovuto salutare pure lui, all’età di 82 anni, proprio poche ore fa, e a poche ore dall’inizio di un nuovo anno.
Abbiamo anche fatto i conti – e li faremo ancora – con qualcosa che vorremmo diventasse presto un bruttissimo ricordo (volendo usare facili eufemismi): dopo quella al nemico invincibile – e ormai endemico – Covid, la guerra che ha visto direttamente o indirettamente coinvolto tutto il mondo è quella scoppiata dopo una lunga (più di quanto si possa pensare) escalation il 24 febbraio in Ucraina, per mano di una potenza mondiale qual è la Russia di Vladimir Putin. Noi italiani ne subiamo da allora le conseguenze, non fisiche – fortunatamente il conflitto bellico non si è ancora combattuto sui nostri cieli e sul nostro territorio – ma economiche, con il tetto del prezzo del gas salito a dismisura e con il caro bollette che ha colpito su tutti i fronti.
La guerra in Ucraina continua ancora, e anche se potremmo assistere presto (le speranze sono queste) al tanto invocato da Papa Francesco tavolo di pace, il clima di tensione si respira adesso – nuovamente a livelli alti – pure tra Serbia e Kosovo; inoltre, negli ultimi tre mesi, dopo l’uccisione della giovane curda Mahsa Amini – simbolo della lotta alla legge sull’obbligo del velo – per mano della polizia morale, in Iran sono aumentate le rivolte contro il Regime di Ebrahim Raisi, con molti bambini o poco più tra le vittime degli scontri.
Si chiude, dunque, questo 2022… ma ogni fine ha sempre un inizio: e allora, guardando a tutto questo, cosa aspettarci dall’anno che verrà?
Secondo Beniamino Pagliaro – giornalista, fondatore nel 2013 del progetto di rassegna stampa “Good Morning Italia” – “il 2023 rischia di essere soprattutto un anno di passaggio. La pandemia sembra superata, ma la guerra non è finita e l’equilibrio per una pace credibile è il principale obiettivo di qualsiasi decisore ragionevole su scala globale.“ Nell’introduzione all’ebook gratuito, scaricabile su richiesta dal sito web del progetto già citato, “L’anno che verrà”, Pagliaro parla anche dell’incremento demografico ed economico dell’India ai danni della Cina (+6,9 % rispetto al +3,5 %), con gli Stati Uniti destinati a rimanere la prima economia del mondo ancora a lungo. Il Covid e il conflitto in Ucraina hanno imposto cambiamenti necessari, che altrimenti sarebbero stati ulteriormente rinviati per comodità e ignavia, come le nuove modalità di organizzazione del lavoro o il non dover dipendere da un regime per fare la doccia calda. La crescita italiana, secondo le previsioni, sarà circa dello 0,4%, come per buona parte degli anni Dieci, ma occhio a tramutare l’ottimismo in ingenuità guardando a Germania e Stati Uniti in recessione. Bisognerà guardare alle riforme del Governo Meloni, ai suoi veri rapporti con i – citiamo – “potenzialmente litigiosi” alleati, senza cadere nel solito motto delle presunte rivoluzioni politiche per cui tutto cambia per non cambiare davvero.
Nella conclusione del suo pezzo introduttivo Pagliaro si concentra su quello che ritiene essere l’elemento centrale dell’anno prossimo: le fratture generazionali, con milioni di persone che chiedono una revisione delle politiche sulla crisi climatica, altrettanti che chiedono di poter lavorare in modo diverso… altri ancora che, come abbiamo già visto, in Iran rischiano la vita per il diritto di vivere. E nel frattempo gli Stati Uniti, divisi più che mai, si preparano al voto presidenziale del 2024 decisivo già da ora, con Donald Trump che di recente ha espresso la volontà di concorrere nuovamente alla Casa Bianca.
Queste riportate sono solo delle previsioni su larga scala sull’anno che verrà; ciascun individuo, nel suo piccolo, si porta dal 2022 ricordi felici, tristi, o “neutri”, e fra 365 giorni riempirà i cassetti delle proprie memorie di ciò che vivrà nel mezzo. L’augurio del sottoscritto, per ciascuno di voi lettori, è che sia un anno ricco di cose da ricordare, di traguardi raggiunti e di nuovi obiettivi da inseguire… un anno pieno di Vita, nel senso più profondo della parola. A tutti voi e ai vostri cari, buon 2023.

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