L'Opinione

Noi marionette condizionate da fili algoritmici

Per Aristotele l’uomo è per natura un essere sociale in quanto sente la necessità imprescindibile di entrare in contatto con l’altro e di instaurare una relazione fisica. Ma oggi nella nostra società accelerata, individualista e utilitaristica dove conta solo il risultato e si quantifica in denaro ogni nostra azione, noi sembriamo aver dimenticato questa verità e preferiamo vivere nella grande community virtuale dove contano i like che riceviamo per affermare una nostra ipotetica identità e per sentirci accettati dagli altri.
Troviamo gratificante, più che stare insieme nella vita, relazionare in maniera virtuale all’interno della nostra società online. Esprimiamo commenti attraverso emoticon e GIF, prese in prestito dalla rete senza renderci conto che non sono frutto delle nostre emozioni ma che sono solamente immagini create meccanicamente da un computer. Ma noi continuiamo ad affannarci a “vivere” ossessivamente all’interno di questo mondo chimerico senza capire che siamo stati snaturati nella nostra più intima umanità e ridotti a numeri e dati da immagazzinare e utilizzare per creare algoritmi che ci impongono gusti e comportamenti.
E noi, beatamente felici in questa tanto acclamata dimensione digitale, non ci accorgiamo che l’universo virtuale ha distrutto la nostra vera socialità
Noi viviamo attraverso questa dimensione e non sappiamo più vivere veramente.
Durante la pandemia, essendo stato l’unico modo per rimanere in contatto con gli altri, ha rafforzato in noi la convinzione della sua essenzialità nelle nostre vite, invece oggi, ci siamo ritrovati ancora più annientati, isolati l’uno dall’altro e nascosti dietro alle nostre tastiere.
Eppure ultimamente non si parla d’altro: solamente la perfezione dei calcoli può fornire le soluzioni perfette ai nostri problemi, e le statistiche possono aiutarci a soddisfare i nostri bisogni.
In poche parole tutti nostri progetti, sogni e obiettivi vengono materializzati e ridotti a numeri privi di senso.
Ogni nostro pensiero, desiderio o azione vengono conservati e poi utilizzati per dare una nuova impostazione alla nostra società e per indirizzarla secondo gli scopi di chi gestisce perché, inutile nasconderlo, queste nuove piattaforme, alla fine, divengono appannaggio esclusivo di pochi che le trasformano in un mezzo per arricchirsi e per gestire i sentimenti comuni in maniera arbitraria senza alcun rispetto per le norme sociali e umane.
Apparentemente ognuno di noi ha l’illusoria convinzione di avere in mano il potere di pensare e di agire quando invece siamo inconsapevolmente influenzati dall’opinione diffusa in rete come risultato dei commenti della maggioranza degli utenti. In realtà non possediamo nessun potere, siamo solo pedine di una visione generale, di una idea collettiva, un sentire comune che però non nasce dalle nostre coscienze individuali. I social condizionano i nostri giudizi sociali, morali e politici e di conseguenza influenzano i nostri comportamenti e noi attuandoli, inconsapevolmente, contribuiamo al rafforzamento delle tendenze generali.
E’ il gioco perverso del cane che si morde la coda.
In sostanza noi siamo solo segni numerici all’interno della massa e, senza che ne abbiamo consapevolezza, non siamo in grado di agire indipendentemente dagli altri.
Noi perdiamo la nostra individualità nella generalità, esattamente come quando ci troviamo in mezzo alla folla e naturalmente non possiamo fare altro che seguirne il movimento.
Oggi noi abbiamo l’illusione che le piattaforme ci assicurino una nuova democrazia, una uguaglianza in cui siamo tutti alla pari, invece noi come massa siamo facilmente manipolabili in quanto facilmente gestibili all’interno degli algoritmi messi in opera dalle grandi società di gestori.
Il filosofo Spinoza scriveva nell’Etica che “gli uomini credono di essere liberi perché sono consapevoli delle loro azioni ma non delle cause che le determinano”.
Questo è il grande inganno.
Siamo liberi di spaziare nell’immensità virtuale, ma non comprendiamo le motivazioni profonde che ci spingono a comportarci in un modo piuttosto che in un altro.
La nostra libertà in sostanza è frutto dell’ignoranza, è un’illusione.
Noi siamo solo “Marionette” condizionate da fili algoritmici!
Ma si può vivere in un mondo perfetto svincolato dalla nostra umanità?
Noi tutti, siamo esseri umani con i nostri convincimenti e i nostri sentimenti che se è vero che ci inducono a commettere degli errori sono proprio questi che ci definiscono e ci caratterizzano.
Noi non siamo perfetti, non siamo esenti da errori, siamo insicuri e irrazionali, ma la vera profondità della nostra umanità sta proprio in questo.
E nessuna realtà digitale potrà mai togliercela.

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