Teatro Massimo Palermo, si parte con Mozart, Ullmann e l’omaggio a Falcone
Un inedito binomio artistico aprirà la stagione musicale 2022-2023 del Teatro Massimo di Palermo. Si tratta Wolfgang Amadeus Mozart e di Viktor Ullmann, due compositori, due uomini segnati dal dolore che nella musica trovarono la propria immortalità.
L’8 novembre la Messa da requiem 626 di Mozart e il 9 il Der Kaiser von Atlantis di Viktor Ullmann.
L’opera incompiuta di Mozart, avvolta da un alone di mistero, collegata alla controversia sullala morte improvvisa dell’autore, e l’opera lirica di Ullmann, sembrano essere legate da un filo invisibile, da un’esperienza comune del vivere umano: la morte e l’arcano dilemma che in essa prende forma, mutando attraverso i secoli e i diversi modi di percepirla.
Coscienti entrambi della propria imminente fine, i due autori a confronto, con le loro opere premorte, hanno inteso tracciare un percorso di consapevolezza personale e storica.
Dal lager di Thereseidan, prima di essere spedito ad Auschwitz, Ullmann ci ha lasciato eredi di una travolgente voglia di vivere, testimoniata dai concerti che il compositore stesso organizzava per i prigionieri nei cambi di concentramento.
La sua opera fu interpretata chiaramente come una critica rivolta al delirio di onnipotenza di Hitler, una parodia sulla megalomania del pensiero nazista, e rappresenta la capacità umana di elevarsi e superare ogni forma di folle atrocità, esorcizzando il male che in queste pagine di storia, nell’Olocausto, ha trovato la sua massima espressione.
Lo stesso sentimento anima il Requiem, che dal patimento iniziale fino all’Amen conclusivo, richiama al rispetto per la vita.
Le affinità musicali e drammaturgiche dei due autori, si sciolgono nella rilettura di Omero Meir Wellber, direttore musicale del Teatro Massimo, e di Marco Gandini, intitolata Kaiserrequiem.
L’intreccio di due opere, accomunati da un vissuto simile dei due compositori, e dalla fervente vitalità che in essi viene percepita.
Non è la morte, o l’orrore ad essere protagonista, ma l’immortalità e la rinascita attraverso l’arte e la musica.
È una fine negata al tempo che riesce ad accomunare ai due musicisti, Mozart e Ullmann, due grandi protagonisti del nostro secolo, le cui vite si sono spente per mano dell’atrocità mafiosa, i due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nello spettacolo di apertura, il regista ha inserito, in una mirabile mescolanza, tre elementi: il Coro, Il Corpo Lo. di Ballo, e l’utilizzo di materiali digitali come video ed effetti speciali.
In occasione dell’inaugurazione saranno esposti sculture e disegni originali di Elisabeth Scherffig, firma dell’immagine di Kaiserrequiem e della stagione concertistica 2022-23.
La serata inaugurativa verrà trasmessa in diretta streaming sulla Web TV del Teatro Massimo, sull’home Page di Repubblica.it, di Repubblica Palermo, in diretta radiofonica su Radio3 Rai.
Il 12 novembre, a trent’anni dalla prima esecuzione nella Cattedrale di Palermo, il Teatro Massimo presenta il Requiem per le vittime della mafia, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati. Composto nel 1993 dai sette compositori Lorenzo Ferrero, Carlo Galante, Paolo Arcà, Matteo D’Amico, Giovanni Sollima, Marco Betta e Marco Tutino su un testo di Vincenzo Consolo, il Requiem venne eseguito per la prima volta il 27 marzo 1993 nella Cattedrale di Palermo dal Coro del Teatro Massimo con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, sotto la direzione di Gabriele Ferro. Il 12 novembre sarà eseguito al Teatro Massimo con la direzione di Alessandro Cadario e trasmesso in diretta su maxischermo nella Chiesa di San Domenico, il pantheon dei siciliani illustri, che ospita anche la tomba di Giovanni Falcone. Del cast fanno parte il soprano Desiree Rancatore, il mezzo soprano Raffaella Lupinacci, il tenore Giulio Pelligra, il basso Roberto Scandiuzzi.
Un progetto, che fondendo stili musicali diversi, personalità differenti e momenti storici distanti, coglie il significato eterno di quei capolavori, ammonimento su una storia che si ripete nelle “crudeltà di ogni tipo, di cui il nostro tempo presente è un esempio tragico”.
“Un progetto di apertura che al tempo stesso ci porta a recuperare la storia” ha aggiunto Omer Meir Wellber.
E nella storia “Ci sono opere che racchiudono nella loro creazione il senso più profondo dell’arte” – ha concluso Marco Betta Sovrintendente e Direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo.