L'Intervista

Intervista ad Enzo Russo, il medico scrittore

Curando l’anima con la letteratura

Enzo Russo (Patti 1959) si è sempre diviso fra la passione per la medicina e quella per la letteratura. Nel corso della sua lunga carriera di medico specialista, che lo ha visto occupare posizioni di responsabilità e di rilievo, sia presso Ospedali e strutture sanitarie, sia nella compagine di Società Scientifiche Nazionali, Enzo ha da sempre dato voce al suo talento letterario, producendo racconti e poesie, per anni rimaste nel cassetto. È del 2016 il suo primo romanzo “Soltanto tre cose”, pubblicato dalla Pungitopo Editore. A maggio del 2021, il suo secondo romanzo “Il sentiero che porta in alto” si classifica al terzo posto nella sezione Narrativa del premio Letterario Internazionale “Rocco Carbone” della Leonida Edizioni di Catona (RC) e nel successivo mese di agosto 2021 si è classificato al primo posto nel Premio Letterario Nazionale Stella & Aratro “Memorial Ignazio Spanò” di Gioiosa Marea (ME). Il romanzo viene pubblicato nel mese di giugno 2022 da Giambra Editori. Nel dicembre 2021 ha pubblicato sulla rivista online “Scomunicando”, in tre puntate, il racconto “Il libro Nero” che ha vinto, con altri nove racconti, il premio “Gli Inediti” della GD Edizioni di Castelnuovo Magra (SP) e sarà pubblicato nell’antologia “Gli Inediti Vol. 4”; il racconto è stato anche selezionato dal premio “Giorgio Edizioni” di San Prospero (MO) ed è in attesa della premiazione finale.

Incontriamo Enzo nella sua Patti, per farci raccontare qualcosa della sua storia personale e della sua attività artistica letteraria.

–        Ciao Enzo, nella tua vita professionale ti sei occupato di curare la gente, ma nel contempo hai sempre nutrito la voglia di comunicare le tue emozioni, esprimendole con la poesia, con i racconti e infine con i romanzi. Vorrei che ci raccontassi quando ti sei accorto di avere questo talento e come lo hai coltivato negli anni e se esiste una connessione fra “curare” chi sta male e “curare se stessi” attraverso la condivisione delle proprie emozioni agli altri attraverso l’arte letteraria.

  • Innanzitutto, vorrei ringraziare te Davide e la redazione di Sikelian per l’interesse e lo spazio dedicatomi. Ho avuto da sempre la passione per la scrittura, dai tempi della scuola media quando mi dedicavo a scritture giovanili su taccuini e sui diari, ma ancor di più, ho avuto fin da piccolo, un grande trasporto ed interesse per la lettura. Alcune mie professoresse, soprattutto quella di lettere del Liceo, mi avevano sempre raccomandato di continuare a coltivare l’interesse per la scrittura e mi consigliavano di iscrivermi nella facoltà di Lettere all’Università. Ma, come tu ben sai, ho fatto poi altre scelte. Da medico ho comunque trovato una via di fuga nella lettura e, seppur con minore intensità, nella scrittura, interessandomi prevalentemente di poesia e di brevi racconti. La scrittura da sempre mi ha fatto stare bene e mi ha permesso di esprimere le mie più profonde emozioni.

– Passare dalla poesia e i racconti al romanzo non è roba da poco. “Soltanto tre cose” parla di una storia d’amore genuina ma nello stesso tempo complicata dalle vicissitudini della vita. Come sei arrivato alla stesura di questa tua opera e cosa hai voluto raccontare al pubblico?

  • Nel 2014 a seguito di una importante patologia sono andato in pensione dal servizio pubblico e il mio tempo libero si è dilatato improvvisamente. Ho ripreso a scrivere con un rinnovato interesse soprattutto nelle ore notturne a causa di una costante insonnia legata al mio problema. Poi all’improvviso, come credo capiti sempre a chi scrive, è stata la storia a venire da me e mi ha condotto per mano dentro quei luoghi e accanto a quei personaggi che sono diventati i compagni delle mie notti per molti mesi. Loro mi hanno parlato e raccontato e io ho solo messo nero su bianco le loro storie. Al pubblico e alle giovani generazioni credo di voler tutt’oggi dire quanto sia importante la lettura e la scrittura in un momento dove in tutte le civiltà più evolute tecnologicamente si assiste inesorabilmente ad un impoverimento del linguaggio parlato e scritto, dove le parole usate dai ragazzi sono poco più di duecento, come riportato da una accurata e importante indagine statistica dello scorso anno che ha fatto molto scalpore, dove si assiste alla comparsa di abbreviazioni e sostituzioni onomatopeiche che sviliscono la nostra lingua, dove i tempi del nostro linguaggio sono quasi sempre al presente e così spariscono il passato, il trapassato, l’imperfetto e il futuro come se non avessimo più una memoria o una finestra aperta sul domani. Questo fa paura ed è un campanello d’allarme cui solo i genitori, la scuola e gli scrittori possono in un certo qual modo correggere, stimolando i giovani ad imparare e ad usare la nostra lingua così ricca di parole, di sinonimi e di meravigliose sottigliezze linguistiche.

–        Anche nel “Sentiero che porta in alto” il protagonista è un giovane medico e il tema è sempre la vita, l’amore e la tua terra. Sembra che la tua vita con le tue esperienze, ma anche i tuoi sogni, forse quelli più reconditi, prendano vita nei tuoi romanzi; mi sbaglio?

  • Davide io credo che un romanzo, seppur a volte ci si possa in un certo qual modo rifare a fatti conosciuti o ad esperienze personali, come è appunto per me accaduto con “Il sentiero che porta in alto”, sia sempre frutto della fantasia di chi scrive che, come già detto. Il romanzo diventa miracolosamente abitato dai personaggi della storia che lo conducono attraverso luoghi, spazi ed emozioni fino ad allora sconosciuti. È questa la magia della scrittura, il miracolo del romanzo. Certo le esperienze personali, particolarmente quelle attinenti la mia professione di medico, fanno spesso capolino e strizzano l’occhio al lettore.

–        Ritieni che sia importante l’attaccamento alle proprie origini e il rispetto della propria terra? La nostra è un’isola tanto bella quanto maltrattata, in primo luogo dagli stessi siciliani. Mi piacerebbe conoscere la tua opinione a riguardo e sul futuro lasciato in eredità ai nostri ragazzi.

  • Questo è un tema a me molto caro. Tutti gli scrittori siciliani contemporanei che stimo di più e con molti dei quali intraprendo un intenso rapporto epistolare e che incontro spesso in varie occasioni letterarie e amicali, come Tea Ranno, Nadia Terranova, Simonetta Agnello Hornby, Simona Lo Iacono, Massimo Maugeri, Mattia Corrente, Stefania Auci, Mario Falcone, Giuseppina Torregrossa,  e tanti altri, hanno nel cuore e nella loro penna la nostra sicilianità, che non è altro che un miscuglio di emozioni, di contraddizioni, di appartenenza, di un incondizionato amore primitivo, di ribellione e di non accettazione, di passione, di condivisione di sapori e di odori che solo la nostra amata/odiata terra può generare e che un narratore cerca in ogni modo, senza mai pienamente riuscirci, di esplicitare al pubblico che lo legge. Il disastro ecologico e ambientale, morale e civile, politico e amministrativo che lasciamo in eredità a chi dovrà prendere in mano le redini della nostra terra è davvero desolante e deprimente. Può consolarci solo la consapevolezza che da millenni i siciliani hanno in qualche modo trovato il modo di andare avanti e di rigenerarsi, consci della centralità culturale e della genialità che è propria di questa culla del mediterraneo. Confidiamo in loro scusandoci per quello che non siamo stati capaci di migliorare.  

–        C’è qualcosa che invece vorresti dire ai giovani artisti siciliani che desiderano emergere e che quotidianamente trovano difficoltà insormontabili, pur avendo grande talento. È davvero necessario abbandonare la Sicilia per arrivare alla notorietà?

  • Detto da uno che è rimasto nella propria terra con i Nebrodi alle spalle, le Eolie di fronte allo sguardo, con la Madonna Nera del Tindari ad est e ad ovest i tramonti color arancio più dolci e più belli del mondo è anche superfluo. Io ci ho creduto e mi sono affermato nella mia professione costruendo giorno dopo giorno una delle realtà sanitarie nel campo del Metabolismo Osseo più importanti ed apprezzate in tutta Italia, anche dalle società scientifiche del settore: questo può solo dimostrare che anche qui è possibile fare una buona e qualificata sanità se si lavora con amore, entusiasmo e passione. Spero ora anche con la scrittura di poter dare un mio modesto contributo richiamando qui tutto quello che ho detto in risposta alle tue precedenti domande.

–        Enzo siamo curiosi di conoscere l’evoluzione delle tue attività letterarie. Hai progetti in cantiere e ce ne vuoi parlare?

  • Ho appena finito di scrivere un altro romanzo, inframezzato da due brevi racconti scritti nei necessari momenti di pausa e di distacco, che riguarda il mondo delle adozioni e che partendo dall’inizio del nuovo millennio arriva fino ai giorni nostri con gli scenari della terribile epidemia causata dal Covid e della inconcepibile violenta invasione dell’Ucraina. Inizierò a breve l’opera di revisione, aiutato dalla mia amica Editor che mi è sempre vicina, e spero entro dodici mesi di poterlo pubblicare.

Ringraziandoti per la tua disponibilità, ti auguriamo il meglio per la tua vita e per la tua attività letteraria!

Ad maiora semper

Articoli correlati

Back to top button