Adesso è ora di dire basta
Aveva visto bene Giosuè Carducci quando profetizzò sul’Italia: «La genia nuova fu di pigmei e di folletti, di gnomi e di coboldi. Gnomi, ogni lor industria mettevano a raspar la terra con le mani e i denti per cavarne l’oro: coboldi martellavano di continuo reti di maglie di ferro per impigliarvi li gnomi e portarne via l’oro: pigmei e folletti avevano la leggerezza del pensiero quasi eguale alla perversità dell’intendimento, e seguivano con mille giuochi maligni a tormentare e rubare li gnomi e i coboldi. In tanta degenerazione anche le Alpi si erano abbassate, e i mari rattratti; e l’aquila romana intisichiva dentro la nuova gabbia che le avevano fatta. I coboldi e li gnomi trionfavano. E gli uni ricevevano senza crollarsi gli scapaccioni aggiustati alle lor teste da certe mani passanti su le alpi abbassate e pe’ mari rattratti, e si vantavano forti: e gli altri oltraggiavano i loro padri e si sputacchiavano a gara le facce, e si dicevano liberi. E questi scavavano piccole fosse per deporvi le immondezze delle anime loro, e si chi conservatori; e quelli saltabeccavano, come scimmie ubriache d’acquavite, su le loro frasi, e si gridavano rivoluzionari». E Giuseppe Tomasi di Lampedusa fa dire al principe Fabrizio Salina: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene… ».
Le troppe citazioni sono contrarie ad ogni forma di buon giornalismo ma a furia di dire sempre le stesse cose, di avanzare critiche alla pessima politica di questi tempi, che non muta mai e men che mai migliora, si è seccata la gola e si sono esaurite le parole.
Purtroppo l’Italia è nelle mani di un congruo numero spiantati o opportunisti che non avendo e sapendo fare di meglio, si sono messi in politica. Ecco il regalo che questi ultimi anni hanno fatto all’Italia. Un uomo politico italiano, quasi 30 anni fa, nell’ottobre del 1992, con lucidità profetica disse: «Da noi, nella fase iniziale, i leghisti dovevano rappresentare la forza d’urto, quella che avrebbe aperto il varco ai “regolari”. Chi sono i regolari? Quelli che marciano all’insegna di un programma che riassumo con le parole dell’amico argentino Raul Alfonsin: l’egoismo sociale, l’ognuno per sé Dio per tutti, la democrazia elitistica, il parlamento delle personalità, lo stato minimo, le privatizzazioni a basso costo…». Aveva perfettamente ragione: adesso, però, è ora di dire basta.