Eccellenze

La grande musica e i giovani talenti etnei

Ardua e ammirevole a un tempo l’operazione promossa dal Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania in sinergia col Teatro Massimo Bellini, di affidare a giovani talenti l’esecuzione integrale del Progetto Prokofiev, imperniato sui cinque concerti per pianoforte e orchestra del musicista russo, che hanno reso protagonisti i virtuosi Giovanni Bertolazzi, Quirino Farabella e Alberto Occhipinti, allievi del maestro Epifanio Comis, nonché Alessandro Restifo, alunno di Mario Spinnicchia e Nicolò Cafaro allievo di Graziella Concas, tutti provenienti dalla rinomata istituzione musicale etnea. Al maestro Comis, direttore del Conservatorio catanese (oltre che docente e pianista) spettava la complessa direzione delle opere nella prestigiosa sala del Sada (come da cartellone della stagione sinfonica) delle quali abbiamo assistito alla rutilante serata che puntava i riflettori sul Concerto n. 2 op. 16 e sul Concerto n. 3 op. 26 del compositore sovietico, condotti rispettivamente dai solisti Giovanni Bertolazzi e Nicolò Cafaro, accanto all’orchestra del Teatro Bellini. Entrambi i pianisti sciorinavano un affinato e poderoso bagaglio tecnico, nonché dovizia di capacità interpretative, di gran lunga superiori alla loro età, addentrandosi nelle irte maglie compositive di Sergej Prokofiev, tra una scrittura di audacia avanguardistica, da un lato, e la tradizione del concerto ottocentesco d’impronta romantica, dall’altro.
La serata è stata presentata dalla docente Melù Anastasio, che ha posto l’accento sui prestigiosi riconoscimenti conseguiti da entrambi i giovani (2° Premio al “Franz Liszt International Piano Competition di Budapest” con altri cinque premi speciali per il ventiquattrenne Bertolazzi, originario di Verona; mentre il ventiduenne Cafaro, catanese, oltre a brillanti piazzamenti in varie competizioni, è stato uno dei due finalisti al Concorso “Ferruccio Busoni” 2019 dopo la preselezione a Bolzano su 100 partecipanti), i quali hanno rivisitato le partiture con altissima coerenza al dettato compositivo originario, traendone una prorompente energia ritmica (particolarmente titanica nel concerto n. 2) che li ha visti protendersi con slanci funambolici sulla tastiera, come le ardite impennate, gli eclatanti momenti percussivi e le modulazioni valorizzate da Bertolazzi. In particolare Cafaro ha saputo carpire con bella sensibilità quel soffuso lirismo che permea il Concerto n. 3 (avviato nel 1917 in Russia e completato nel 1921 durante un soggiorno in Bretagna) a partire dalle cinque variazioni del secondo movimento, un Andante con variazioni, interposto tra un Allegro moderato e un Allegro ma non troppo, ovvero il terzo tempo, che riflettono un impianto classico maturo, di impronta tonale, a fronte dell’asprezza di scrittura dei lavori precedenti.
Il gesto capillare e attento di Comis, dettato da una conoscenza approfondita delle opere, ha ben veicolato la brillante resa orchestrale, scattante fra misure taglienti e lapidari input ritmici, e fluida a un tempo tra nuances espressive, nella lucida interazione con i pianisti. Vivissima la risposta del pubblico a fine serata, col tributo di lunghi e scroscianti applausi per i giovani e strepitosi interpreti, ai quali auguriamo di cuore una luminosa carriera.

Nella foto, da sinistra: Alberto Occhipinti, Giovanni Bertolazzi, Epifanio Comis, Quirino Farabella, Nicolò Cafaro, Alessandro Restifo.

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