Il fatidico 8 Marzo
Questa nostra società, preoccupata di mantenere inalterata la sua apparente perfezione e affannata nella sua spasmodica ricerca di porsi come un modello moralmente impeccabile, con una regolarità sempre più incalzante, ci propina tutta una serie di commemorazioni, di giorni in cui noi, piccoli ingranaggi di un gigantesco orologio del tempo, sembriamo fermarci e concentrarci su un ricordo del nostro passato. Ed ecco che ognuno di noi all’improvviso sente il bisogno di dire qualcosa, di fare qualcosa di importante altrimenti si corre il rischio di essere accusati di insensibilità. Ma poiché siamo così assuefatti alla frettolosità e alla leggerezza come se camminassimo perennemente sulla superficie delle nostre esistenze senza mai scendere in profondità, questi giorni diventano per noi un’altra occasione per distrarci e per continuare ostinatamente a non soffermarci su noi stessi e su ciò che è veramente importante.
E così anche oggi, l’osannato 8 Marzo, il giorno che tutte noi donne aspettiamo come una rivelazione profetica, in cui possiamo e dobbiamo rivendicare la nostra femminilità, il nostro essere alla pari se non addirittura superiori ai nostri presunti antagonisti di sempre: gli uomini.
Ma anche noi sperse nell’universo di fatuità che sembra stritolarci tutti senza alcuna via di scampo, invece di affermare noi stesse per ciò che siamo, rincorriamo e seguiamo gli illusori segnali che ci inviano le logiche di mercato e dei consumi, che ci abbagliano con le loro immagini colorate e che travestono la pura materialità di ideali.
Ma soprattutto dobbiamo arrivare preparate a questo grande giorno!
Così, a partire dalla settimana precedente, per paura che ce ne possa sfuggire qualcuna, arrivano, puntuali, infinite promozioni dedicate esclusivamente a noi. Negozi di abbigliamento, gioiellerie, profumerie, centri estetici ma anche gli articoli più assurdi che non compreremmo mai, che non rientrano nei nostri desideri ma che forse in un momento di esaltazione, soggiogate dalla incontrollabile smania di non perdere tutti questi sconti creati solo per festeggiarci, potrebbero catturare la nostra attenzione. E il martellamento dei messaggi sui nostri cellulari, invasi da offerte che intasano la nostra casella postale, diventa ogni momento sempre più pressante come per scolpire in modo indelebile nella nostra anima una sola e impellente consapevolezza: l’8 marzo è l’unico giorno in cui tutto l’universo si ricorda di noi e la nostra presenza su questa terra trova la sua piena manifestazione in queste preziose ventiquattro ore.
E noi donne, senza accorgerci di essere avviluppate in questa rete frenetica di condizionamenti, senza nemmeno sapere il perché entriamo in fermento come se questo giorno fosse la nostra ultima possibilità di riemergere dall’oblio delle nostre giornate. In un risveglio irreale delle nostre identità, ci affanniamo a cercare noi stesse nella esteriorità delle nostre vite e organizziamo “uscite” con le amiche, una cena, un drink purchè siano solo donne senza la presenza ingombrante del nemico-uomo.
E questo giorno si svuota dei suoi significati più intrinseci, della sua valenza celebrativa e si trasforma in un’occasione per divertirci, perché il divertimento ci è stato servito come il piatto basilare e centrale, come il solo modo per allentare la strette maglie della nostra perenne e frenetica corsa. Con le sue luci ci disorienta e non ci permette di vedere che invece di allontanarci dalle nostre angosce, ci fa sprofondare ancora più in basso. Non ci permette di comprendere che, quando il giorno dopo, i riflettori si spengono, tutto ritorna a scorrere esattamente come prima, con i suoi problemi e i suoi intoppi.
Ma questo fatidico 8 Marzo, giorno atteso, acclamato, criticato, svilito, pur con queste sue perenni e inevitabili contraddizioni, racchiude in sé una sua profondità. Volenti o nolenti, costringe tutti, donne e uomini, a guardarsi veramente, l’uno di fronte all’altro, e a confrontarsi sul proprio ruolo nell’eterna altalena della vita.
Quindi oggi fermiamoci per davvero, volgiamo i nostri pensieri alle donne del nostro passato che hanno lottato per i diritti di cui godiamo e che hanno sacrificato la propria vita pur di consegnare a noi questa nostra emancipazione.
Senza lasciarci ottenebrare dall’incessante vocio esterno, cerchiamo di ascoltare solamente la nostra voce interiore spinti dalla voglia di capire chi siamo, chi vogliamo essere e come vogliamo che sia il nostro futuro.
Oggi fermiamoci tutti, donne e uomini, consci di essere tutti partecipi di un’unica dimensione in cui non esistono differenze o contrapposizioni, ma inclusività e accettazione l’uno dell’altro in un rapporto di rispetto reciproco, oggi come ogni singolo giorno della nostra quotidianità.