Figli delle stelle. La cosmologia di Fred Hoyle
Come due stelle noi
Silenziosamente insieme
Ci sentiamo
(…) Noi siamo figli delle stelle
Figli della notte che ci gira intorno
Noi siamo figli delle stelle
Non ci fermeremo mai per niente al mondo
Noi siamo figli delle stelle
Senza storia senza età, eroi di un sogno
Noi stanotte figli delle stelle
Ci incontriamo per poi perderci nel tempo
Figli delle stelle, Alan Sorrenti
Il XX secolo può essere definito come secolo della cosmologia per l’ampiezza e la profondità delle controversie e delle questioni che hanno appassionato gli studiosi di questa materia. Un ruolo molto importante ha avuto in questa scienza il britannico Fred Hoyle che, oltre ad essere un geniale fisico, è stato un autore di romanzi di fantascienza, un divulgatore e soprattutto un conduttore di programmi sulla scienza.
Fu durante la Seconda Guerra Mondiale, che Hoyle e i suoi colleghi Thomas Gold ed Hermann Bondi compirono per conto dell’esercito inglese alcuni viaggi negli Stati Uniti. In uno di questi incontrarono degli astronomi e cominciarono a studiare la nucleosintesi nelle stelle. Dopo la fine della guerra, proposero la teoria dello stato stazionario secondo la quale l’universo è omogeneo in tutte le sue parti, è infinito nello spazio e nel tempo. In accordo con la legge di Hubble, secondo cui l’universo è in espansione, questi scienziati sostengono che nell’universo ci sia una continua creazione di materia che fa mantenere costante la densità dell’universo. Questa teoria non va confusa con la teoria dell’universo statico elaborata da Einstein secondo la quale l’universo è statico, privo di espansione e contrazione.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, i cosmologi sono stati coinvolti in una infuocata polemica tra i sostenitori della teoria dello stato stazionario e quelli della teoria del Big Bang. Fu proprio Hoyle che usò la locuzione “Big Bang” in chiave polemica con i suoi colleghi. Com’è noto, secondo la teoria del Big Bang l’universo avrebbe avuto origine in punto o in un atomo primitivo densissimo e caldissimo da cui sarebbe esplosa la materia nell’universo. Hoyle rifiutava in modo categorico questa teoria, perché riteneva l’origine dell’universo dal Niente fosse priva di senso. Riteneva che questa teoria fosse facilmente strumentalizzabile per sostenere forme di creazionismo e l’idea di una causa prima. Il fisico britannico dichiarava apertamente di essere ateo. Maggiormente polemico su questioni religiose era Hermann Bondi che firmò anche un Manifesto umanista.
Lo scontro tra stato stazionario e Big Bang è durato per quasi un ventennio sino al 1965 quando fu annunciata la rilevazione della radiazione di fondo. Questa scoperta è stata considerata come la maggiore prova in favore della teoria del Big Bang. La comunità scientifica cominciò ad orientarsi in favore di questa teoria e ad abbandonare l’altra. Hoyle fu contestato e attaccato. Continuò a sostenere tenacemente la sua teoria e a rielaborarla (teoria dello stato quasi-stazionario). In questa nuova formulazione, la creazione di materia e l’espansione dell’universo avverrebbero solo in alcune zone dell’universo. Il cosmo alternerebbe fasi di espansione a fasi di contrazione. In tempi recenti, un modello simile è stato proposto da Wun-Yi Shu della National Tsing Hua University di Taiwan.
Nella sua lunga vita, Fred Hoyle ebbe un profondo interesse per la biologia e la comparsa della vita nell’universo. Rifiutò molti capisaldi della teoria dell’evoluzione di Darwin. Nel suo modello di universo, la vita ha origine nella polvere interstellare perché lì c’è una grandissima presenza di elementi compatibili con la vita. I batteri, i virus e tutti gli esseri più semplici avrebbero origine attorno alle stelle e fuori dal pianeta terra. L’universo sarebbe caratterizzato da una costante impollinazione cosmica a partire dalla polvere attorno alle stelle. Nel XIX secolo, l’idea dell’origine extraterrestre della vita e della sua diffusione in tutto l’universo era stata denominata panspermia da Svante Arrhenius.
Le idee e le teorie scientifiche di Hoyle hanno sempre destato un grande dibattito sia tra gli scienziati che tra i filosofi e i teologi. Nel corso degli anni, molti hanno fatto notare all’ateo Hoyle che il suo modello di universo aveva qualcosa di panteistico. L’universo descritto nello stato stazionario sarebbe quasi un Cosmo-Dio infinito più vicino alle visioni provenienti dall’Estremo Oriente. Il cosmologo ha respinto in qualche modo questa osservazione. Ma sicuramente va sottolineato che la teoria dello stato stazionario ha trovato maggiore accoglienza proprio in India (Narlikar, Wickramasinghe) e in Cina (Shu).
Senza essere fisici e senza conoscere le complesse formule matematiche maneggiate dai cosmologi, l’idea di un universo infinito nello spazio e nel tempo e l’idea che la vita nasca fuori dalla terra nella polvere delle stelle sono affascinanti… Siamo figli delle stelle…