Il frammento del Partenone è tornato a Atene
È stato il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis a ricevere dalle mani dell’Assessore ai Beni Culturali della Sicilia Alberto Samonà il frammento del fregio del Partenone che dal 1820 e sino a pochi giorni fa, era custodito al Museo Archeologico Salinas di Palermo. Alla cerimonia, svoltasi oggi 10 gennaio alle 13 (ora greca) al Museo dell’Acropoli di Atene, accanto al Premier Mitsotakis e all’Assessore Samonà, che ha rappresentato il Governo Musumeci, erano presenti la Ministra greca della Cultura e dello Sport, Lina Mendoni e i direttori del museo di provenienza del reperto, Caterina Greco per il Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo e Nikolaos Stampolidis, Direttore del Museo dell’Acropoli di Atene che già lo espone, ricongiunto al fregio di provenienza.
La forte ufficialità e solennità che il Governo Greco ha voluto dare alla cerimonia testimonia l’altissimo valore simbolico che il ritorno in Grecia di questo reperto assume a livello nazionale e internazionale.
Nelle prossime settimane arriverà in Sicilia un’importante statua acefala di Atena, databile alla fine del V sec. a.C. che sarà esposta proprio al Museo archeologico regionale Salinas di Palermo.
La storia dell’arrivo in Italia del “reperto Fagan” e i tentativi di riconsegna alla Grecia
Il reperto archeologico, giunto all’inizio del XIX secolo nelle mani del console inglese Robert Fagan in circostanze non del tutto chiarite, alla morte di questi fu lasciato in eredità alla moglie che, successivamente, lo vendette tra il 1818 e il 1820 al Regio Museo dell’Università di Palermo, di cui il Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” è l’odierno epigono.
Già in passato si sono avute interlocuzioni volte al ritorno ad Atene del frammento del fregio del Partenone e in particolare tra il 2002 e il 2003, in occasione della visita di Stato in Grecia del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e in vista della realizzazione delle Olimpiadi ad Atene del 2004, fu aperto il dibattito sulla “restituzione” del manufatto. E ancora nel 2008, in occasione dell’inaugurazione del Nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, si ripresero le trattative tra il Ministero Ellenico della Cultura e il Ministero Italiano dei Beni Culturali, attraverso la mediazione dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si era detto favorevole al ritorno del frammento in Grecia; ma anche in quell’occasione si raggiunse solo il risultato di prestare il frammento del Partenone ad Atene per un anno e mezzo, dal settembre 2008 al marzo 2010. Dopo il suo ritorno in Sicilia, negli anni successivi sulla vicenda della riconsegna permanente del reperto calò un velo e non se ne parlò più, se non riservatamente fra gli addetti ai lavori.
Per questa ragione, l’accordo sottoscritto tra i due musei coglie oggi un risultato di estrema rilevanza: perché dimostra concretamente la volontà della Sicilia di procedere sulla strada intrapresa, favorendo il definitivo ritorno ad Atene del frammento del fregio partenonico; e perché suggella la stretta collaborazione culturale tra due prestigiose istituzioni museali, entrambe di lunga ed antica tradizione.
La Statua di Atena e l’anfora che arriveranno al Museo Salinas da Atene
La statua (Akr. 3027), alta cm 60 e in marmo pentelico, raffigura la dea Atena vestita con un peplo segnato da una cintura portata sulla vita. Indossa un’egida stretta disposta trasversalmente sul petto, originariamente decorata con una gòrgone al centro, andata perduta. La figura sostiene il peso del proprio corpo sulla gamba destra, mentre con il braccio sinistro si appoggia probabilmente ad una lancia; la posa flessuosa e la resa morbida e avvolgente dell’abbigliamento sono tipiche dello stile attico dell’ultimo venticinquennio del V secolo a.C., influenzato dai modelli partenonici (c.d. “Stilericco”).
L’anfora (1961 ΝΑΚ 196), integra e di grandi dimensioni (alt. cm 41,5), è un importante esemplare della categoria della ceramica geometrica, una produzione caratteristica delle fabbriche ateniesi della prima età arcaica, che segna l’emergere di Atene fra le varie polis della Grecia. Si tratta di un’anfora utilizzata come cinerario, rinvenuta nel 1961 nella tomba 5 scoperta presso le pendici meridionali dell’acropoli, e rappresenta una vaso tipico del Geometrico Medio II, con corpo ovoide, alto collo svasato che termina con l’orlo rivolto verso l’esterno, e due piccole anse verticali sulla spalla. La decorazione, in gran parte a vernice nera, comprende sul collo una fascia recante un meandro delineato tra strisce orizzontali, mentre sulla pancia del vaso è dipinto un grande riquadro metopale con triangoli allineati; la parte inferiore del corpo e le anse sono decorate con sottili strisce parallele. La forma e lo stile inconfondibile, tipico di questa fase della ceramica attica, ne denotano la cronologia molto antica, risalente alla prima metà dell’VIII sec. a.C. (800-760 a. C.): un periodo, cioè, in cui non era ancora iniziata la colonizzazione greca della Sicilia, da cui solo successivamente derivò l’afflusso di materiali greci nella nostra isola.
L’arrivo in Sicilia di questi due significativi reperti delle collezioni del Museo dell’Acropoli, segna un decisivo cambio di passo nelle relazioni culturali tra la Sicilia e la Grecia, improntato alla piena pariteticità degli scambi culturali e a un reciproco rapporto di collaborazione che prevede anche lo sviluppo di iniziative comuni quali mostre, conferenze, ricerche scientifiche. È, infatti, la prima volta che dal famoso museo ateniese giungono in Sicilia e al Salinas, per un’esposizione di lungo periodo, testimonianze originali della storia della città che ha profondamente segnato, con la sua arte, l’intera cultura occidentale.