Se il giudice è un robot… da Shangai all’Estonia
Nel Tribunale di Shangai, una delle più grandi metropoli della Cina, le accuse sono formulate da un procuratore digitale. È un software utilizzato nei processi che riguardano – per adesso – solo un ridottissimo numero di reati. La notizia si è diffusa molto rapidamente perché riguarda una novità che viene dalla Cina. In realtà, già da tempo, in varie parti del mondo i giudici utilizzano software molto sofisticati che sfruttano le più avanzate capacità dell’Intelligenza Artificiale. In Gran Bretagna, i giudici utilizzano un software per predire la probabilità di recidiva. In Estonia, un giudice-robot decide controversie fino al valore di 7.000,00 euro.
I robot sostituiranno i pubblici ministeri, gli avvocati e i giudici? Sembra quasi un film di fantascienza…
Sicuramente una parte dei lettori e degli operatori del diritto griderà allo scandalo e evocherà il Grande Fratello di 1984 di George Orwell. Sicuramente, la robotizzazione del processo ha alcuni tratti inquietanti.
Tuttavia, gli operatori del diritto – cancellieri, avvocati, giudici, pubblici ministeri, funzionari della pubblica amministrazione – devono ammettere che la tecnologia, l’informatica e l’intelligenza artificiale hanno invaso e trasformato il loro modo di interagire e lavorare.
L’inizio di questa trasformazione si è avuto con il processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti. Fu un processo sperimentale dal punto di vista giudiziario, registrato dalle telecamere e con un vasto apparato di traduttori ed interpreti a causa della presenza di giudici, imputati e avvocati provenienti da molti stati del mondo. Un secondo passaggio può essere ravvisato nel Maxiprocesso alla mafia che ha reso celebri Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il pool cominciò ad usare e ad archiviare informazioni con i computer.
Oggi, gli avvocati civilisti possono interagire con controparti e mediatore attraverso le conciliazioni on-line (es. Conciliazioni ARERA). Esistono le app sul cellulare per scrivere i verbali e trasmetterli al giudice tramite connessione Blue-Tooth. Negli studi è ormai necessario avere una sala riunioni in cui sia possibile essere videoconferenza e sia facile usare tablet e computer. Gli avvocati penalisti spesso interagiscono in udienza con soggetti che sono collegati in videoconferenza. Il Processo Telamatico ha rivoluzionato il modo di interagire tra le parti e il giudice. Una parte del lavoro di studio e di ricerca viene compiuto sulle banche dati online. L’acquisto dei libri e delle enciclopedie è molto ridotto e spesso serve solo a riempire una libreria dello studio. Ci sono banche dati meravigliose con giurisprudenza nazionale, internazionale e delle corti territoriali. Inoltre, è facile passare dalle ricerche delle sentenze e delle massime agli articoli di dottrina. Anche la Pubblica Amministrazione ormai interagisce in modo digitale. Nelle facoltà di giurisprudenza ci sono anche corsi di informatica giuridica.
A nostro modesto parere, non c’è da stupirsi dello sviluppo di software sempre più arditi ed invasivi nell’attività degli operatori del diritto. Possono essere utili e anche molto accurati. Il rapporto tra diritto, tecnologia legata al diritto e operatori del diritto è sempre più complesso.
Ma il diritto rimane uno strumento molto potente e allo stesso tempo molto fragile.