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Francesco Paolo Frontini: una gloria catanese a torto dimenticata

Francesco Paolo Frontini fu un grande musicista catanese molto conosciuto e apprezzato nel periodo a cavallo fra l’800 e il 900, ma la sua fama rimase circoscritta solo nell’ambito siciliano. Probabilmente ciò fu dovuto al fatto che il Frontini non volle mai coltivare l’ambizione e l’intraprendenza che invece dimostrarono altri musicisti a lui contemporanei, come il grande Francesco Paolo Tosti. Eppure entrambi i musicisti composero pregevoli pezzi per canto e pianoforte, adatti ad essere eseguiti nei salotti della Belle Epoque.

Oggi il nome di Frontini è noto solo ai più esperti musicologi, a pochi amanti della musica e, cosa più grave, a pochissimi catanesi.

La sua città ha fatto ben poco per mantenere viva la memoria di Frontini. Una viuzza gli è stata intitolata e negli anni ‘50 un suo busto bronzeo fu collocato nel Viale degli Uomini Illustri del Giardino Bellini, accanto a quelli di Angelo Musco, Giovanni Grasso, Nino Martoglio e Gaetano Emanuel Calì. Quel busto fu ben presto rubato da anonimi sciacalli ed oggi non ne resta altro che la stele marmorea di sostegno,  per giunta imbrattata da vili sporcaccioni. Ci rattrista il fatto che nessuno si è mai curato di ripristinarlo. Nel 1957 il Teatro Massimo rappresentò la sua opera lirica “Malìa”, da lui composta su libretto di Luigi Capuana (e rappresentata la prima volta a Bologna nel 1893). Oggi alcuni suoi brani vengono eseguiti molto raramente ed è comparso anche un CD per pianoforte e soprano e poi… più nulla,

Si può così immaginare come  una ricerca sulla produzione frontiniana risulti poco agevole proprio perché molti suoi pezzi sono tuttora introvabili. Molto aiuto è venuto dalla intelligente generosità di un suo pronipote: il Dott. Pietro Rizzo, il quale, con meritoria scrupolosità, ha riversato su Internet tutti gli spartiti da lui ereditati, mettendoli a disposizione della comunità musicale.

In un’intervista da lui rilasciata, il Rizzo lamenta la trascuratezza con cui è stata trattata la musica di Frontini: “In Sicilia c’è il brutto vezzo di non dare valore alle cose nostre, convinti che le sole produzioni dell’Alta Italia debbano essere accettabili e indiscutibili… In contrapposizione, noi Siciliani possiamo invece vantare la paternità di illustri artisti come Vincenzo Bellini, Giovanni Pacini e tantissimi altri”. E il Rizzo conclude: “Nella evoluzione che si compie ineluttabilmente, soltanto l’oblio è imperdonabile per le cose belle”. D’altra parte, lo stesso Frontini, in una delle sue poche confessioni, si espresse così: “Morirò con una spina nel cuore: chi non mi conosce crederà che io non abbia saputo scrivere altro che “Il Piccolo Montanaro” e la “Serenata Araba”.

Il “ Piccolo Montanaro” è una canzonetta composta in una versione per pianoforte e violino e una per solo pianoforte, quest’ultima divenuta poi uno dei cavalli di battaglia dei  pianisti principianti.

Dal punto di vista quantitativo, la produzione di Frontini fu immensa. La sua attività, che va dal 1875 (all’età di 15 anni) al 1939, ha dell’incredibile: 6 opere liriche, un poemetto lirico, 150 romanze, 5 raccolte di canti siciliani, 7 canzoni napoletane, 58 pezzi per orchestra, 38 per archi, più di 170 per pianoforte, 5 commenti musicali per teatro e 8  rimaneggiamenti e riduzioni di brani di altri compositori.

All’età di 23 anni il Frontini riuscì a far pubblicare da Casa Ricordi una prima raccolta di canti siciliani, dal titolo “Eco della Sicilia – 50 canti”. Questa preziosa raccolta comprende le più belle melodie della tradizione popolare siciliana, come “Mi votu e mi rivotu”, “Ciuri, ciuri”, “Amuri, amuri” e tante altre.” Il Maestro dedicò tale raccolta allo storico palermitano Giuseppe Pitrè, il quale con animo grato, così gli scrisse: “Tra gli artisti e compositori dell’Isola voi siete, se non il solo, uno dei pochissimi che comprendono la bellezza e la grazia delle melodie del popolo”.

Alla prima raccolta fece seguito un’altra nel 1933, intitolata “Canti della Sicilia”,  e dedicata alla Regina Elena.

A Jules Massenet dedicò la sua  “Serenata Araba”, che l’illustre musicista francese apprezzò molto, tanto da scrivergli: “Paris, 12 février 1900. Mon cher confrère, je rentre à Paris et je trouve le cahier de vos mélodies!… Non seulement je suis ravi de leur sentiment et de leur musicalité si intéressante, mais tellement honoré de la dédicace!… A vous, à votre ville, à votre pays, de coeur. J. Massenet à F.P. Frontini”.

Ci chiediamo ancora come mai, malgrado gli elogi  da lui ricevuti anche da altri importanti esponenti della cultura italiana ed europea, un compositore così fertile e stimato ai suoi tempi, sia andato via via scivolando verso l’oblìo. La fortuna certamente non gli fu propizia, anzi molti pensano che fu  vittima di una vera e propria congiura, quella del silenzio e dell’invidia, che ha calpestato le maggiori glorie del genio siciliano Ce lo conferma un amareggiato Frontini in un’intervista del 1911, quando disse: “Gli autori seguono la moda, abbandonano la grande arte italiana per accontentare il gusto del pubblico che paga”. In sostanza,  il Frontini criticò i musicisti a lui contemporanei perchè per “affarismo” avevano abiurato la “grande arte italiana”, cadendo nel “confusionismo” nel proposito di accontentare i gusti del pubblico.

Lo stile di Frontini è prevalentemente romantico, come ci è stato diligentemente illustrato da Roberto Frontini, altro suo pronipote: Frontini “era figlio dei suoi tempi, figlio della tradizione romantica dell’opera italiana, del Verismo, figlio della tradizione del canto popolare siciliano”.

Egli riconosce onestamente che “non tutte le sue composizioni raggiungono un alto livello musicale, anche se piacevoli, e sono per lo più dei pezzi di musica da salotto, come si usava durante la Belle Epoque. Ma vi sono anche gioielli musicali di grande bellezza e profondità, che pure oggi costituiscono un ottimo esempio di musica romantica”………non apprezzò mai la musica avanguardista ma rimase legato alla tradizione lirica dell’opera italiana. Anche la sua musica per solo pianoforte si rifaceva al canto della tradizione romantica. Soprattutto Chopin influenzò la sua ispirazione compositiva… le sue musiche privilegiarono frequentemente il cantabile, tant’è che molte sue composizioni scritte per solo pianoforte risultano dei veri e propri “canti senza parole”.

All’inizio del ‘900, il mondo musicale attraversò un periodo di grande cambiamento con  l’affermazione di Autori come Strawinski, Shonberg e Berg. E chi si formò musicalmente a quelle Scuole fu portato a marchiare la musica di Frontini come una musichetta da dilettanti. Una posizione “aristocratica” che ci ricorda quella precedentemente assunta da Wagner nei confronti  della musica di Verdi, ritenendola un fenomeno effimero non degno di nota, arrivando perfino a commentare negativamente la “Messa da Requiem”e a paragonare tutte le opere verdiane alle proprie acerbe opere giovanili ma non ai suoi  grandi capolavori.

Il mondo musicale contemporaneo dovrebbe fare ogni sforzo per rivalorizzare e diffondere la  musica del nostro illustre concittadino, soprattutto stimolando le Istituzioni e i Teatri, anche non siciliani, per restituirgli la dignità di compositore di alto livello che gli spetta.

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