Politica

Concorsi regionali giornalisti, Barbagallo chiede chiarezza

“Abbiamo fatto un atto ispettivo perché vogliamo vederci chiaro. Ci sono provvedimenti amministrativi non citati che sono in vigore e che sono nell’interpellanza. Per capire quali norme siano state applicate e i criteri abbiamo fatto anche una istanza di accesso agli atti. In base alla risposta che daranno faremo le nostre valutazioni”. Così Anthony Barbagallo, deputato all’Ars e segretario del Pd, illustra le motivazioni della sua interrogazione parlamentare che evidenziano forti criticità nei bandi e nell’espletamento delle recenti selezioni di giornalisti da parte di enti sottoposti alla Regione Siciliana.
I bandi di Asp e Policlinico universitario di Catania, secondo quanto si legge nell’interrogazione rivolta agli assessori alla Sanità e alla Funzione pubblica, hanno “disatteso in alcune parti la normativa vigente in materia di assunzione di giornalisti negli uffici stampa degli enti pubblici, che in Sicilia è sancita dalla legge regionale 2/2002”.
Questa, all’articolo 127, recepisce la normativa nazionale. Ma c’è anche il Decreto Amministrativo del 16 marzo 2000, sulla rideterminazione dei criteri per la valutazione dei titoli nei concorsi riservati ai giornalisti da assumere negli uffici stampa degli enti locali della Sicilia.
Il requisito obbligatorio per l’accesso al concorso è l’iscrizione all’albo dei giornalisti con almeno tre anni di anzianità.

Ma andiamo per ordine.

L’Asp di Catania ha attivato nei mesi scorsi la selezione per due posti di giornalisti alla quale si sono presentati circa quaranta professionisti.
Ma la selezione è stata attuata con un ampio indice di discrezionalità considerato da quasi tutti i candidati fin troppo ampio.
La Commissione d’esame, infatti, con il colloquio con i candidati – dal quale è stato esclusa senza motivazioni quell’illustrazione di un Piano di comunicazione che rappresentava il punto qualificante del bando -, ha assegnato più del doppio del punteggio attribuito in base ai titoli dei candidati, cosicché l’esito finale ha capovolto, senza criteri obiettivi, la graduatoria iniziale stilata sulla base di titoli e curricula.
Altro fatto curioso è stato che, nel giorno dei colloqui, era stato annunciato che il risultato sarebbe stato reso noto in qualche giorno, invece sono trascorse settimane e soltanto da qualche giorno i due prescelti hanno preso servizio.
Invece al Policlinico di Catania è stato creato il posto di Dirigente area comunicazione e relazioni con il pubblico, ossia Ufficio relazioni con il pubblico – Ufficio Stampa, senza prevedere l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti dei partecipanti al bando di concorso.
Il posto è stato assegnato a un dipendente dello stesso Policlinico – non giornalista – dopo una selezione pubblica per titoli e colloquio. Per di più, l’incarico è stato conferito con delibera di immediata esecuzione.
Sempre al Policlinico, il 26 marzo è stato emanato un bando per selezione pubblica per titoli e colloquio, finalizzata alla formulazione di una graduatoria per l’assunzione a tempo determinato di n. 1 unità di collaboratore professionale, specialista nei rapporti con i media, giornalista pubblico, categoria D (addetto stampa), da destinare alla direzione strategica. Ma neanche in questo caso si richiedeva l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti.
Dieci giorni dopo il bando è stato corretto con la previsione dell’iscrizione all’Ordine ma, ancora una volta, senza fare riferimento all’obbligo della ricognizione interna prevista dalle leggi nazionale e regionale.
Insomma, nel settore dell’informazione pubblica per la Sanità, a Catania, ci sono numerose criticità in merito al potere discrezionale.
Anche nel caso del giornalista pubblico del Policlinico, viene attribuito alla Commissione maggior punteggio al colloquio – quindi con la massima discrezionalità – rispetto ai titoli e ai curricula.
Per di più, tra i titoli di carriera è conferito punteggio al servizio reso presso Asp, Usl e aziende ospedaliere anche universitarie senza specificare se per lavoro giornalistico o meno, laddove la normativa richiede espressamente che “i titoli professionali o i servizi prestati dovranno essere esclusivamente pertinenti all’attività giornalistica”.
Tra i titoli preferenziali è stato inserito persino l’aver prestato servizio militare.
“A nostro giudizio, insomma – conclude l’onorevole Barbagallo -, in tutto il settore ci sono delle evidenti illegittimità, che trapelano dal tenore della interpellanza. Aspettiamo una risposta urgente, siamo in attesa di riscontro, siamo molto preoccupati.”

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