L'OpinionePolitica

In morte di un Movimento politico

Ed eccoci, dunque, arrivati all’atto finale della tragedia nazionale. Il momento di pathos, precedente alla calata del sipario, è giunto inesorabile e preponderante. Beppe Grillo, ormai ombra dell’affabulatore di folle degli oceanici “v-day”, riappare in video per sancire la messa da requiem del suo movimento. E lo fa, però, non nelle vesti di “uomo politico” ma nelle vesti di “padre” che difende a spada tratta il proprio figlio. E come, forse, farebbero tutti i padri cerca anche lui di sminuire l’accaduto, di urlare al complotto, di spostare l’attenzione sulla condotta della ragazza. Il problema, però, è che Grillo non un padre qualunque ma è sia il padre di un ragazzo accusato di violenza sessuale sia il padre di un movimento che ha basato buona parte della propria comunicazione politica sulle vicende familiari dei suoi avversari politici. Ed adesso in perfetto “contrappasso dantesco” subisce la dinamica del “chi di spada ferisce di spada perisce”. Si chiude, quindi, con quel video la parabola del più grosso fenomeno mediatico di massa della storia della Seconda repubblica italiana anche se già da tempo, nella realtà, pare che i giochi fossero fatti. Erano fatti con Giuseppe Conte che sanciva il divorzio dalla piattaforma Rousseau e con tanti ex-attivisti passionari che si preparavano, da tempo, a diventare funzionari di partito. Un vento di rinnovamento già soffiava e che, adesso, segnerà per sempre l’oblio della generazione del “movimento della prima ora”. Già da un po’, d’altronde, “Giuseppi” non parlava più nemmeno con Rocco Casalino, ed oggi quel giovane ex premier che elegantemente vestito e con fare democristiano si è sempre presentato al pubblico ha, già, più volte ribadito che “capisce la tua angoscia ma ti sollecita a non trascurare il dolore della ragazza”. E’ questo il nuovo “Partito Pentastellato”, fatto da un leader avvocato e professore e da tanti funzionari di partito che tacciono o prendono le distanze dal passato. Adesso, costoro, vogliono solo la competenza dei tecnici ed il bon ton dei democristiani e faranno da spartiacque ad una transizione politica degna della logica del nuovo che avanza che si è già visto con la Lega di Matteo Salvini o con la Forza Italia di Mara Carfagna. Così se ne va l’ultimo baluardo dell’improvvisazione, del populismo urlato ma soprattutto di quella volontà di differenziazione dal resto che lo circondava tante volte annunciato ma troppo spesso abbracciato. Bene arrivato “Partito Cinque Stelle di Giuseppe Conte”. Giù il sipario sulle cose passate e su competenza, preparazione ma soprattutto giustizia non di piazza ma di tribunale.

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