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La Democrazia Cristiana: una, nessuna, centomila

Carmelo Cinnirella, 58 anni,  è un avvocato amministrativista, con la passione per la politica, scaturita negli anni degli studi classici a Caltagirone, città natia di don Luigi Sturzo, dove la D.C. raggiungeva il 68% dei consensi. Per la D.C. nel 2007, nella città della ceramica, è stato l’ultimo candidato sindaco.

Avvocato Cinnirella, nell’agitarsi delle forze politiche  di queste settimane, alla ricerca di un centro di gravità permanente, la notizia che risalta maggiormente è quella che rispunta la D.C. Ma dov’era?

La D.C. è un cuore che non ha mai smesso di pulsare. E’ lo senti nelle vene di molti siciliani, pugliesi, campani e nel buon esempio di alcuni amministratori che hanno militato nella D.C. Non gliene indico alcuni, perché sono molti e farei torto a qualcuno. Solo per farsi un’idea,  sarebbe sufficiente vedere i curricula politici di molti amministratori  siciliani, se non vogliamo buttare l’occhio su quello di molti amministratori leghisti, fermandomi qui ad indicare Giorgetti e Zaia, che ripetutamente in questi mesi hanno citato Sturzo, nei limiti però della loro conoscenza.

Anzi, ne rispuntano otto, come in una lunga intervista sulla stampa nazionale ricorda il prof. Luciani, eletto di recente segretario politico nazionale. Come mai?

Potrei rispondere facilmente ricordando che altrettante erano le correnti prima  dello smembramento, nel 1992. Ma mi va di significare  che, in questi anni,  in cui ci siamo ritrovati,  ognuno ha trovato naturale tornare innanzitutto nella propria famiglia, lì dove stava bene prima della defragazione. Le correnti sono state il sale della democrazia cristiana, quasi  un elemento genetico dello stesso partito. Ora, non è un male che la comunità democristiana si ricomponga attraverso le famiglie di appartenenza; ciò purchè si ricomponga!

Ma la sua democrazia cristiana, quella della quale lei è un evidente protagonista nazionale, che compito intende assumere sulle altre?

La mia democrazia cristiana è quella di tutti gli altri; dunque non è la mia, ma è di tutti. Nessuno di noi, parlo delle varie anime che sembrano volersi rappresentare come antagoniste e in competizione per affermare la legittimità, la sente come qualcosa che gli appartiene tantomeno esclusivamente. Se c‘è una cosa di cui non dubito è quella che  tutti, dico tutti,  sentiamo che il partito appartiene alla storia di questo Paese e che il nostro compito è rinnovarlo per passarlo a chi viene dopo e fare sì che sia un modello di partecipazione alla vita politica.

E’ in questa Direzione che va proprio l’impegno di Totò Cuffaro con la sua scuola di formazione. Che ruolo ha in questa ripartenza il già presidente della nostra regione?

L’onorevole Cuffaro, mi consenta di chiamarlo con l’appellativo che  nessuno riesce a negargli tuttora, segno che, al di là della disavventura giudiziaria, ha lasciato un segno indelebile, è già avanti,come sempre. Ha perfettamente intuito qual è il compito che spetta a noi tutti, ognuno con le diverse capacità di azione che può dare per raggiungere l’obiettivo. Prima che un riconosciuto moltiplicatore di consensi, Cuffaro è una persona di spiccata intelligenza politica. In attesa della riabilitazione,  saprà ritagliarsi il ruolo che più desidera sapendo di poter fare bene. E noi non possiamo che augurargli che senta di volerlo svolgere a testa alta, sapendo di potere  contare  su democratici  autenticamente cristiani.

State allora lavorando ad un accordo per la ricomposizione di dette anime?

No. No, semplicemente perché la ricomposizione c’è già. Siamo consapevoli tutti che l’ostacolo all’agire comune è derivato da un contenzioso inutile e dispendioso che ha visto contendersi il simbolo di fronte alla possibilità, divenuta concreta, di potere tornare ad utilizzarlo per le prossime elezioni politiche, ora che  l’UDC, assente in Parlamento,  ha perso la continuità giuridica necessaria ad esercitare la prelazione di legge. C’è già una unità di intenti in molte Regioni. Non appena, chi ha generato il contenzioso accetterà i recenti  esiti giudiziari e desisterà dal rappresentare una verità diversa da quella giudiziaria, di cui sono narratore diretto per avere seguito professionalmente le vicende, sono certo che il rispettivo seguito saprà dove indirizzare la domanda di adesione  e venire a scommettersi congressualmente  per le cariche che saprà meritare. Ma mettiamo purtroppo in conto che la mamma di Napoleone è viva, vegeta e prolifica e negli ospedali, dove primario è il lavoro in terapia intensiva,  è calata l’attenzione verso certo disagio.

Sarete presenti alle prossime elezioni comunali?

Si. E, vedrà, che dal lavoro unitario verrà fuori un risultato sorprendente.

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