Nuovo Dpcm, vecchi problemi per i ristoratori
È cambiato il Presidente dei Consiglio, Mario Draghi, ma il nuovo Dpcm emanato il 6 marzo, per il comparto della ristorazione sostanzialmente non è cambiato, disattendendo le aspettative della FIPE – Confcommercio, che sperava in una svolta per risollevare la situazione gravosa che attanaglia i ristoratori, che comunque si atterranno alle disposizioni del nuovo Decreto dei Consiglio dei Ministri, che sarà in vigore fino al 6 aprile 2021.
Il Presidente regionale di FIPE- Confcommercio, Dario Pistorio, che molto amareggiato commenta che “Ci sono delle problematiche che non sono state risolte. Mi chiedo: i ristoranti perché non possono aprire di sera, servendo i clienti al tavolo, ma solo di giorno? Dove sta la differenza? – prosegue Pistorio – Considerando che il virus Covid-19 c’è comunque, mi domando perché non posso andare a mangiare la cena al ristorante con servizio al tavolo, ma solo a pranzo?”. Su una stima provvisoria delle attività dei ristoranti chiusi siete intorno al 40%. “Sì, ma la vera stima la avremo subito dopo i “Ristori”, dopo di che i ristoratori consegneranno le licenze, il che accadrà verso fine aprile –prosegue Pistorio – e così sapremo quanti sono i ristoratori “sopravvissuti”.
Essendo la Sicilia in zona Gialla, la fruizione è consentita fino alle ore 18, i ristoranti devono chiudere a quest’ora. Mentre la pizza da asporto fino alle 22, dopo subentra il copri fuoco. Mentre il delivery è h 24.
“Il metodo non era quello che ci aspettavamo dal nuovo governo Draghi” conclude Pistorio.
Della stessa opinione è Giovanni Trimboli presidente provinciale di Catania dei ristoratori della FIPE-Confcommercio. “Il decreto che è stato emanato non ci soddisfa per niente e continuiamo a pagare colpe non nostre – si sfoga Trimboli -. Nessuna linea guida costruttiva, nessuna soluzione a medio termine, un copia e incolla dei decreti precedenti. Speravamo in un cambio di passo sugli orari, sul coprifuoco, invece un nulla di fatto. Non si capisce perché si può andare al ristorante solo a pranzo e non a cena. Si continua ad adottare la linea del rigore solo per noi ristoratori, l’apertura fino alle ore 18:00 con il servizio al tavolo non aiuta del tutto il settore della somministrazione. Ancora oggi, circa il 40% dei ristoranti non sta esercitando, la cassa integrazione dei dipendenti è nettamente in ritardo e sui ristori ci aspettiamo il vero cambio di passo: speriamo non si incartino nei codici ateco che ad oggi hanno prodotto solo confusione e discriminazioni sulle suddivisioni dei ristori”.
Il grido d’allarme proviene anche dall’indotto del comparto della somministrazione. Da uno studio della Confcommercio, infatti, nessuno ha percepito aiuti economici. E a tal proposito gli operatori tornano a chiedere che i rimborsi siano calcolati sul fatturato annuo del 2019. “Speriamo che si trovino soluzioni utili per organizzare meglio il sistema dei trasporti – continua Trimboli -, una delle maggiori cause di contagio; per evitare gli assembramenti davanti agli uffici postali e per un più capillare controllo del territorio. Mentre restiamo d’accordo per la costituzione di un patentino sanitario che potrebbe fare iniziare la ripartenza in sicurezza di diversi settori economici e ritornare al più presto alla normalità”.