“Sicilia munnizza free, #rievoluzionecircolare” giunge alla sua terza edizione
Terza edizione per il percorso green promosso da Legambiente alla volta dell’economia circolare. Coinvolti nel progetto, in una collaborazione sinergica, tutti i soggetti responsabili, economici ed istituzionali, uniti nell’intento comune di attuare proposte e soluzioni concrete economico-sostenibili. Si chiama ‘Sicilia Munnizza Free‘ e, ad oggi, ha consentito il miglioramento della gestione del ciclo dei rifiuti (raccolta-trasporto-trattamento-smaltimento).
Una indubbia nota di cambiamento sta portando in emersione risultati tangibili in molti Comuni dell’Isola. Se, da un certo punto di vista, i risultati conseguiti sono da considerarsi buoni con la raccolta differenziata che si attesta all’incirca al 40 per cento pur non mancando limiti e criticità, nel contempo – c’è da dire – la qualità del servizio è ancora al di sotto della livello di sufficienza. Non esattamente queste le risultanti sperate. C’è ancora molto da fare, e da migliorare, in termini di determinazione, confronto, formazione e sensibilizzazione.
Ragguardevoli gli effetti per ben 130 Comuni con numerosi obiettivi di legge realizzati (65%) ed una percentuale che scende al di sotto del 20 per cento nelle tre città metropolitane siciliane. In più, sono 4 i milioni di “cittadini che non hanno i servizi adeguati“. Lo spiega Tommaso Castronovo, coordinatore del progetto targato Legambiente. In fase di progettazione nuovi impianti di compostaggio da attivare in sostituzione di quelli attualmente in atto, progettati male e gestiti ancora peggio, oltreché insufficienti a far fronte alle reali esigenze. Stando così le cose, il conferimento dell’organico presenta un conto troppo salato per i Comuni.
Il modello regionale cui ispirarsi sarebbe quello sardo che, nellarco di un quindicennio, ha favorito una ascesa verticale encomiabile. La Sardegna è, infatti, riuscita a scalare la classifica e, dall’ultimo posto, è riuscita a salire in vetta, o quasi, raggiungendo il Veneto, primo in Italia per raccolta differenziata, distanziandosene di un solo punto percentuale. Per il tutto quanto prefissatosi occorre l’impegno di tutti. In riferimento alle città siciliane più grandi, laddove il livello del servizio non fosse ancora soddisfacente, saranno la Regione e le Amministrazioni a doversi attivare.
L’iter in programma esclude il ricorso a discariche, assumendo quale termine di riferimento, valido e degno d’imitazione, le altre Regioni d’Italia. “Dobbiamo mettere in campo una nuova politica dei rifiuti in Regione. Lo faremo dando i nostri consigli e i nostri partner. – ha spiegato il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Tutte le competenze e le azioni dei volontari e le nostre relazioni internazionali per tirare fuori la Sicilia dal caos dei rifiuti come lo abbiamo fatto 15 anni fa con la Sardegna. Bisogna partire con il piede giusto”.
E, facendo il punto della situazione nell’Isola, ha affermato: “In Sicilia, ci sono capoluoghi che fanno meglio di molte città del Nord Italia come accaduto a Ragusa e Agrigento. Ma i sindaci di Palermo, Catania e Messina devono fare quello che fino ad oggi non hanno fatto. Se la situazione in Sicilia è quella che abbiamo conosciuto oggi è perchè le tre aree metropolitane non hanno fatto il lavoro fatto da altre città“. Ciafani ha poi fatto notare quanto sia importante “evitare di fare impianti di incenerimento, non bisogna partire dalla ricetta già utilizzata 25 anni fa da altre regioni. Bisogna evitare di tornare a quella direzione, ma ci sono progetti che vanno in questa direzione“.
Impegnati nella stessa sfida anche il Conai e Luca Ruini, presidente del Consorzio: “Serve coinvolgere i cittadini perchè altrimenti qualsiasi tipo di piano sarebbe insufficiente. Bisogna individuare i fabbisogni impiantistici necessari all’interno del territorio dove operiamo e questo vuole dire anche una crescita occupazionale dell’indotto – ha aggiunto – in questo quadro rientra l’accordo stipulato con il Ministero dell’Ambiente per le tre città metropolitane insieme alla Regione, che ha permesso di sbloccare fondi importanti per le tre città di Palermo, Catania e Messina“.