La stilista siciliana Cori Amenta umiliata all’aeroporto di Catania
Arrivare in aeroporto e vedersi rivolgere appellativi tutt’altro che gentili in siciliano, chiaramente diretti a colpire e ridicolizzare l’identità sessuale. È accaduto a Cori Amenta, trans originaria di Noto, al secolo Corrado. La stilista siciliana di fama internazionale vive a Milano ormai da molti anni. La donna si trovava al Fontanarossa di Catania, per fare rientro a Milano, quando, al momento dei controlli, l’anello che aveva dimenticato al dito faceva suonare l’altoparlante del Metal Detector.
Un semplice “grazie” della donna bastava ad evidenziare il tono di voce basso, poco femminile di Cori. Scattava allora una serie di umiliazioni gratuite ai danni della ‘stilista delle star‘, formulate da una delle guardie. Offese indirette ma comprensibili da chi è siciliana di nascita. «Per chi non lo sapesse, o non è siciliano, – spiega Cori – calamaru, puppu, serve il prezzemolo, porta il limone, sono tutti sinonimi di un’unica grande cattiveria: cioè ti urlano “fr**io”». Scena aggravata dall’essersi svolta alla presenza di tutti i catanesi, in coda, in attesa anch’essi dei controlli.
Nonostante la risposta a tono della stilista, nel mentre si avviava all’imbarco le risatine delle guardie incalzavano. Da qui, la richiesta immediata di intervento degli agenti di Polizia. «Quello che è accaduto dopo, non me lo sarei mai aspettato, – racconta – In cinque mi hanno accerchiato, con fare più da mafiosi che da gendarmi, intimandomi a lasciar perdere e minacciandomi di farmi perdere l’aereo se non l’avessi fatto. Hanno anche detto che avrei fatto molto, molto bene ad andarmene».
Cori tiene a specificare: «Io, per lo Stato Italiano sono una donna e sinceramente sentirmi dare del “fr**io” urlato da chi mantengo io per proteggermi, che tutta la fila dietro di me era scioccata, io ero scioccata. Vivo da dieci anni con il mio compagno, non ho mai dato fastidio a nessuno. In un momento in cui si contesta che ci possa essere o meno una legge contro l’omotransfobia e le discriminazioni, io mi chiedo: se chi mi dovrebbe proteggere è il primo che mi insulta urlando in un aeroporto, di chi dovrei fidarmi?».
La ‘shoes designer‘ è fiduciosa che giustizia sarà fatta. «Una schifezza di questa va denunciata e va, soprattutto, analizzata perché è una cosa orribile». È, da subito, avviata un’indagine interna «per ricostruire l’eventuale catena di responsabilità». Ad investigare è la società che gestisce l’aeroporto di Catania. La Sac Service rende noto che sono già al vaglio le immagini delle telecamere di videosorveglianza. «Cogliamo l’occasione – dicono – per ribadire che la società di gestione dell’Aeroporto di Catania ripudia ogni forma di discriminazione, razzismo, omofobia e transfobia». Piena solidarietà è stata espressa dall’Arcigay Catania: «Episodi del genere non devono più accadere».