Insularità, Armao: “Un handicap per la Sicilia”
L’ultimo ventennio ha rappresentato un periodo di particolare incidenza economica su ogni residente in Sicilia. La condizione di insularità ha gravato su tutti, nessuno escluso, non risparmiando neppure i neonati. Andiamo a vedere, dati alla mano, cosa urbi et orbi è stato svelato dallo studio, “Stima dei costi dell’insularità per la Sicilia“, condotto dal governo Musumeci, in collaborazione con il Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Siciliana e con il Servizio statistica e analisi economica dell’assessorato all’Economia, e con il supporto offerto dall’Istituto di ricerca Prometeia.
Tra capo e collo, come una spada di Damocle, cronicizzata e necrotizzante, dunque, sui siciliani ha gravato l’onere di una tassazione, sicuramente occulta, pari a ben 1.308,00 euro annui. Per capirci, un giochetto da circa sei miliardi e 540 milioni di euro che, in termini percentuali, ogni santo anno, fa niente po’ po’ di meno che il 7,4 per cento del Prodotto Interno Lordo Regionale. In corso di rilevazione degli effetti, due sono stati i modelli eletti ad approcci metodologici: il modello multisettoriale della Regione ed il modello econometrico definito dall’Istituto Bruno Leoni. Si sono considerati svariati fattori che spaziano dalla dotazione infrastrutturale ai costi di trasporto.
Soccorrono le dichiarazioni espresse dall’assessore all’Economia della Regione siciliana, Gaetano Armao: «Tale costo occulto deve essere considerato nelle relazioni finanziarie tra Stato e Regioni, così come richiede la Corte Costituzionale. Sei miliardi e mezzo di euro annui rappresentano un peso assai rilevante: è come se l’economia siciliana negli ultimi venti anni avesse subito un peso analogo a quello portato dalla pandemia. L’Italia dopo la Brexit è divenuto il Paese europeo con il più alto numero di cittadini insulari. L’ordinamento europeo impone di considerare la condizione di insularità e questo lo hanno recentemente ribadito sia la presidente Von der Leyen che il commissario Ferreira. Lo svantaggio patito da famiglie e imprese dovrà trovare immediatamente considerazione e compensazione da parte dello Stato, anche consentendo l’utilizzo della fiscalità di sviluppo per attrarre investimenti e favorire le nostre imprese».
Non ha mancato di esprimersi il presidente Nello Musumeci: «Un danno che era già sotto gli occhi di tutti ma che adesso ha contorni ben precisi e assume plasticamente le sembianze di un macigno che soffoca lo sviluppo dell’Isola, penalizzata da sempre sia nel contesto europeo che in quello nazionale. Si tratta di una tassa occulta e inaccettabile che grava sul nostro futuro ed è per questo che abbiamo riportato con forza al centro dell’attenzione il tema della compensazione degli svantaggi dovuti all’insularità».
A ben vedere le cose, la difficoltà di risoluzione del problema, come si evince dal documento ratificato dalla giunta di Palazzo Orleans, risiede a livello nazionale e non anche a livello europeo dove si registra “una certa vivacità del dibattito“. La Commissione Europea è, infatti, incline ad eventuali azioni politiche atte, quantomeno ad assottigliare, se non addirittura risolvere, le sperequazioni Isola/Continente. La “carenza, o inadeguatezza di azioni concrete o atti normativi” si registra ai ‘piani alti’ del nostro Paese e sono “volti a tenere in debito conto questo svantaggio e ad operare una necessaria compensazione degli svantaggi dovuti all’insularità“.
Dal canto suo, la Sicilia, nonostante i cinque milioni di residenti, sarebbe colpevole di non rispondere ai requisiti di innovazione e capitale umano, e di mostrare un deficit nelle infrastrutture, rimanendo più in basso della media italiana ed europea relativamente, o quasi tutti, gli indicatori sociali ed economici adottati da Bruxelles. In Italia, nel 2018, l’isola della trinacria risultava penultima, prima soltanto rispetto alla Calabria.
I propositi della Regione Siciliana, allora, saranno i seguenti, svela il vicepresidente Armao: «Con il governo centrale ci confronteremo sulla condizione di insularità all’interno del negoziato per l’attuazione dell’autonomia fiscale e finanziaria, insieme ad altri temi fondamentali come la fiscalità di sviluppo per attrarre investimenti e la perequazione infrastrutturale. L’entità finanziaria annuale dei costi dell’insularità è per la Sicilia maggiore degli effetti economici della pandemia Covid-19. Lo studio rappresenta, nel caso ce ne fosse bisogno, un argomento in più per ottenere ciò che chiediamo, vale a dire le stesse opportunità di ogni altro territorio.
L’esigenza di affrancarci da questo oggettivo handicap – spiega – è legittima e a Roma non si può continuare a far finta di niente. E così ,come abbiamo voluto ribadire anche nel Documento di economia e finanza regionale 2020-2022, è necessario concludere al più presto uno specifico accordo con lo Stato e l’Ue sulla continuità territoriale, per introdurre misure compensative in favore dei cittadini e delle imprese dell’Isola».