I siciliani scappano dall’Isola
Secondo il rapporto Migrantes la Sicilia ha raggiunto un grado di “desertificazione e polverizzazione sociale da non riuscire più a dare linfa neppure alla mobilità”. Una situazione assolutamente tragica alla quale nessuno sembra poter porre rimedio.
La Sicilia sta continuando a perdere le sue forze più giovani e vitali, capacità e competenze che vengono messe a disposizione del Nord dell’Italia o di altri Paesi che non solo li valorizzano appena li intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori, quando cioè creatività e voglia di emergere sono ai livelli più alti per freschezza, genuinità e spirito di competizione.
Lo afferma, tra i tanti altri aspetti negativi, il Rapporto della Fondazione della Cei, Migrantes pubblicato in questi giorni.
Dunque, l’emigrazione vista nell’arco temporale di un quindicennio, nell’edizione speciale 2020, frutto del rigoroso lavoro di 57 autori, comprendente 51 saggi confluenti in 4 sezioni. Secondo il Rapporto “sono 5,5 milioni”, e precisamente 5.486081, gli italiani nel mondo regolarmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), pari al 9,1% dell’intera popolazione.
L’incremento registrato è pari al +76,6%, come accadde “nel secondo dopoguerra“. È quanto emerge dal Rapporto “Italiani nel mondo” 2020 la cui presentazione è avvenuta on-line alla presenza del Premier, Giuseppe Conte, e dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nonché presidente della Cei, Cardinal Gualtiero Bassetti. Il dato, particolare, venuto in emersione è che l’alta affluenza di emigrati supera l’intera popolazione siciliana.
E, a proposito di Sicilia, nell’alveo delle 25 città italiane maggiormente colpite dall’abbandono dei loro cittadini, 6 ricadono sul territorio siciliano. Tra queste, al sesto posto si posiziona Palermo con la percentuale del 5,2%. Stacca, di 2 posti in classifica, Catania con il 7,1 per cento. Messina arriva diciottesima con il 5,8%. La provincia più colpita è emerso essere Agrigento. Vediamo, ora, cosa è cambiato nel corso dei quindici anni assunti a parametro.
Nel 2006, erano 3.106.251 gli italiani residenti all’Estero; nel 2020, sono 5,5 milioni. Inoltre, è un dato di fatto che la categoria stia ‘svecchiandosi‘ anche grazie alla mobilità di nuclei familiari con minori al seguito dai 0 ai 18 anni. In crescita il numero di donne italiane, residenti in Italia ed espatriate: la percentuale passa dal 46,2% del 2006 al 48,0% del 2020.
Nel 2019, a lasciare ufficialmente l’Italia sono stati 131 mila i cittadini, emigrati verso 186 destinazioni del mondo, partiti da ogni provincia italiana, in maggioranza possessori di diploma e alla ricerca di un lavoro “generico” all’estero. Nel 2006, invece, la percentuale ufficiale all’estero ammontava al 68,4% e si trattava, perlopiù, di italiani con licenza elementare o media o addirittura senza titolo; solo il 31,6%, invece, era in possesso di un diploma, laurea o dottorato.
Sono questi i numeri del deflusso, a tratti preoccupante, della popolazione italiana su Paesi esteri, la cui prima causa è il miglioramento della posizione economica grazie alla maggiore realizzazione professionale che richiede un trasferimento, tendenzialmente definitivo o, comunque, a lungo termine.