Storie dell'anima

Storia di Catania nell’età moderna

Rieccoci, concludo l’ultima parte della storia di Catania. Riprendo da dove avevo chiuso l’articolo precedente, cioè con la dinastia aragonese che governò Catania e la Sicilia fino alla seconda metà del XV secolo. Nel 1469 le due corone di Spagna, i Castiglia e gli Aragona con un epocale matrimonio, uniscono le due dinastia formando la Spagna unita e cattolica. Anche se ancora mancava una città per completare il puzzle. Questo avvenne quando nella penisola iberica cadde Granada l’ultima roccaforte islamica nel territorio spagnolo, gennaio 1492.
Da quel momento in poi, soprattutto dopo la scoperta delle Americhe, la Spagna divenne la prima potenza mondiale. Da lì a poco vi furono numerose espulsioni nel territorio governato dagli spagnoli cattolicissimi, chi non era cattolico e non voleva convertirsi dovette abbandonare quei territori. Infatti la maggior parte degli ebrei e dei musulmani che non abiurarono la loro fede, furono costretti a lasciare le loro case in cui vivevano da secoli. C’è da aggiungere che in alcuni possedimenti spagnoli, come in Sicilia, la loro dipartita comportò un notevole impoverimento economico. La Spagna, soprattutto, sotto l’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558) che ereditò la corona e i possedimenti del Sacro Romano Impero, si trovò un territorio così vasto da giustificare la frase attribuita a Carlo V “nel mio regno non tramonta mai il sole”. La Sicilia fece parte di questo immenso impero, ma con un ruolo secondario rispetto al passato. Infatti tra i vari fattori della sua decadenza vi fu la scoperta dell’America, che spostò l’asse commerciale e gli interessi della corona verso le nuove terre. Un altro evento, da sottolineare, che aumentò la provincialità della Sicilia, fu la volontà dei regnanti di lasciare il governo dell’isola ai Viceré. E come scritto sopra, l’espulsione degli ebrei e dei musulmani con le conseguenze economiche sopra accennate, completarono le maggiori concause dell’impoverimento siciliano da questo momento in poi. A Catania del periodo spagnolo asburgico, sotto Carlo V, sono ancora visibili resti delle mura (via Cardinale Dusmet) costruite per rafforzare la difesa della città, soprattutto dagli attacchi pirateschi dei Turchi. Poi la cosiddetta porta di Carlo V (peschiera) che era una delle porte d’ingresso per la città. Dobbiamo immaginare che dove ci sono i cosiddetti “archi della marina” (viadotto ferroviario) c’era il mare e non era ancora stato costruito il viadotto suddetto, quindi la città era protetta da questa parte dalle mura che vediamo ancora oggi. È chiaro che le mura cingevano tutta la città di allora, con le relative porte nei vari punti della città. Infine ancora dello stesso periodo sono le torrette d’avvistamento, costruite per lo stesso motivo delle mura, quelle rimaste le troviamo da piazza Europa Catania, fino a Santa Tecla, frazione marina di Acireale. Dopo la fine della dinastia degli Asburgo di Spagna, l’ultimo re fu Carlo II d’Asburgo, nel 1700 vi fu una guerra europea di successione per il trono di Spagna. Vinse la casata francese dei Borboni e divenne re di Spagna Filippo V di Borbone, cosicché tutti i possedimenti spagnoli passarono alla dinastia borbonica. Dunque anche la Sicilia fu governata dai Borboni. Di quel periodo Catania conserva praticamente tutta l’architettura settecentesca e parte di quella ottocentesca, fino all’unità d’Italia, che si trova nella citta’. Ricordiamo che dopo l’eruzione vulcanica del 1669 e il forte terremoto del 1693, che distrusse buona parte della città antica e medievale, il volto di Catania fu completamente sfigurato. I Borboni ricostruirono la città con un’architettura antisismica per l’epoca e chiamarono i migliori architetti e artigiani siciliani. Il principe degli architetti di questo periodo fu Giovan Battista Vaccarini, un arciprete palermitano che aveva studiato a Roma, il quale riuscì ad abbellire e rendere funzionali i monumenti catanesi. Le sue idee realizzate le vediamo nella facciata della Cattedrale, che i terremoti avevano distrutto, nella chiesa della Badia di San Agata. La sua mano la troviamo ancora nel palazzo degli Elefanti, nel palazzo dei Chierici, porta Uzeda (in realtà una breccia) e la fontana dell’elefante (per i catanesi U’ Liotru). Tutti questi monumenti si trovano in piazza Duomo, tranne la chiesa della Badia di San Agata che è ubicata in via Vittorio Emanuele, adiacente a piazza Duomo. Un altro monumento del periodo in questione è Il maestoso monastero dei Benedettini, il secondo per grandezza d’Europa, si trova in piazza Dante, oggi sede della facoltà di lettere e filosofia dell’università di Catania. Fu ricostruito in stile barocco dopo il terremoto del 1693 dalle ceneri della precedente costruzione iniziata nel 1558 , che fu ancora abbellito nel 1608 con il grande chiostro. Gli architetti della nuova costruzione sono ancora il Vaccarini e Francesco e Carmelo Battaglia. Adiacente al monastero c’è la chiesa San Nicolò all’Arena sempre dello stesso periodo del monastero, fu la chiesa dei monaci benedettini. Da non perdere nella visita all’interno della chiesa di San Nicolò all’Arena, è lo splendido organo di Donato del Piano inaugurato nel 1767. Ancora da menzionare come monumenti di questo periodo ci sono la chiesa della Collegiata, (via Etnea) e la chiesa di San Placido (ubicata nell’omonima piazza) entrambe costruite dall’architetto Stefano Ittar (di origine polacca). Continuando il giro dei siti Borboni ci sono da visitare i due splendidi palazzi barocchi di piazza Università: Palazzo dell’Università e Palazzo San Giuliano, non di fronte all’altro. Ricordo che l’istituzione universitaria a Catania nacque per volere del re aragonese Alfonso il magnifico il 19 ottobre nel 1434. Ancora e non ultime voglio scrivere sulle splendide chiese barocche di via Crociferi: chiesa di San Benedetto, chiesa di San Giuliano e chiesa San Francesco Borgia. Un’altra eccellenza architettonica della città è Palazzo Biscardi ultimato nel 1763, uno dei bei palazzi barocchi di Sicilia. Chiudo questo florido periodo architettonico con via Plebiscito, che dopo l’eruzione vulcanica del 1669, divenne dal settecento la circonvallazione di Catania. Infatti è facile notare la sua conformazione ad anello. Prima della nascita di questa via (Plebiscito) al suo posto prima dell’arrivo delle colate laviche c’era il mare. Molti dei monumenti del ‘700 che ho sopra descritto fanno parte del patrimonio dell’umanità, registrati tali dall’ UNESCO nel 2003 , insieme ad altri siti della Sicilia sud-orientale, colpite anche loro dal terremoto del 1693. Il motivo del riconoscimento è dovuto all’originalità ed eccentricità di questo Barocco che è l’ultimo costruito in Europa. Un evento fondamentale per la Sicilia porta la data del 1818. Infatti fino a quest’anno il regno di Napoli e di Sicilia erano divisi in due regni e lo erano fin dai tempi dello scontro tra Angioini e Aragonesi, sempre sotto lo stessa dinastia borbonica. Dal 1818, appunto, per volere del re Borbone Ferdinando che diventò primo re delle due Sicilie con il nome di Ferdinando I, la capitale del regno divenne Napoli. Con un forte dissenso siciliano, soprattutto palermitano visto che la città di Palermo era stata capitale del regno di Sicilia dal 1130 al 1818, anno appunto della nascita del Regno delle due Sicilie. Questo evento portò ad una ribellione antiborbonica, che fu sedata con violenza. Dopo la morte di Ferdinando I nel 1825 governarono il regno delle due Sicilie tre re: Francesco I, Ferdinando II e Francesco II(detto franceschello per la sua inettitudine). Durante la guerra tra i Savoia e i Borboni per la supremazia sul Regno delle due Sicilie, all’interno del progetto Savoiardo di unire la penisola italica sotto il loro Regno, vorrei ricordare un’eroina antiborbonica catanese, Peppa la cannoniera, alias Giuseppa Bolignara Calcagno. Nacque e morì, probabilmente, a Barcellona Pozzo di Gotto, (1826-1884) fu abbandonata dai genitori e finì in un orfanotrofio di Catania. Pare che per il legame sentimentale con uno stalliere di nome Vanni, si trovò coinvolta nei moti rivoluzionari del 1860. Il suo soprannome, la cannoniera, è dovuto a dei fatti che concernono la guerra per l’unione d’Italia. Il 31 maggio del 1860 ci fu un’insurrezione antiborbonica nella città etnea e in questa occasione Peppa s’impadronì di un cannone incustodito e lo armò contro la cavalleria borbonica, che fu in parte spazzata via. Poi, Peppa scappò a Mascalucia, con il cannone, sede del quartier generale dei rivoluzionari antiborbonici. Poi, dopo qualche altra azione rivoluzionaria, fu insignita con una medaglia per il valore eroico espresso nei moti rivoluzionari. In seguito si persero le sue tracce e si pensa che sia tornata nella sua città natia. Catania cadde in mano garibaldina il 4/6/1860 e alcuni mesi dopo, esattamente, il 17 marzo 1861 con il voto a suffragio universale, donne escluse, con un plebiscito Catania e la Sicilia entrarono a far parte del Regno d’Italia. Nel periodo che va dall’unione d’Italia alla seconda guerra mondiale possiamo annoverare molti monumenti tra cui: la caserma dei carabinieri di piazza Giovanni Verga (1866), il viadotto in muratura della ferrovia della tratta Catania-Siracusa “Archi della marina”(1866), nello stesso anno fu aperta al pubblico la villa alla Marina, che dal 1873 fu chiamata villa Pacini, in onore del noto compositore catanese. Nel 1867 fu ultimata la stazione ferroviaria, il palazzo Toscano (in Piazza Stesicoro) fu completato nel 1870. Il famoso, per noi catanesi, giardino Bellini fu inaugurato nel 1883. Il meraviglioso Teatro Bellini fu edificato nel 1890, a detta degli esperti ha una delle migliori acustiche d’Europa. Sono anche da ricordare le cosiddette “ciminiere” furono costruite a partire della metà del XIX secolo, ubicate nell’attuale viale Africa. Esse erano delle industrie per la raffinazione e l’esportazione dello zolfo, Catania deteneva l’eccellenza nazionale di questo prezioso minerale che veniva esportato soprattutto in Francia. Si narra che nel 1904 la Sicilia possedeva il monopolio dello zolfo con una produzione pari al 91% del fabbisogno mondiale. Negli anni venti del secolo scorso questa industria entrò in crisi e Catania subì un forte colpo alla sua economia. Nei primi novecento furono edificati il Teatro San Giorgi,(in via San Giuliano) il Palazzo Pancari, (in via Etnea di fronte la villa Bellini) il negozio Frigerio, (tra via Crispi e via Conte di Torino),il cinema Olimpia, (piazza Stesicoro, oggi sede di un famoso fast food).Tutti questi monumenti furono costruiti in stile Liberty. Degli anni venti con stili misti menziono, il cinema Diana (via Umberto), il palazzo delle Poste (via Etnea), palazzo della Finanza (piazza V. Bellini). Negli anni trenta del novecento fu costruito il palazzo della Borsa (tra via San Euplio e via Cappuccini). Lo stesso fu per il palazzo di Giustizia di Catania, infatti i lavori iniziarono negli anni trenta (1937), ma a causa della seconda guerra mondiale s’interruppero e vennero conclusi nel 1953. Nell’anno 1939 fu edificata la Casa del Mutilato (adiacente a piazza V. Bellini) classica architettura fascista, era il ritrovo per i reduci di guerra, appunto mutilati. Nel 1940 l’Italia partecipò alla seconda guerra mondiale accanto, come sappiamo, alla Germania e poi al Giappone quando quest’ultima entrò in guerra. La Sicilia fu strategica per l’avanzata degli alleati in Italia. Anche Catania e dintorni, come altre zone dell’isola, subirono forti bombardamenti dalle forze alleate e il conseguente sbarco in Sicilia nell’estate del 1943 degli anglo-americani liberò velocemente l’isola dai nazifascisti. Nella città etnea a memoria di questi catastrofici eventi è stato creato un museo storico dello sbarco in Sicilia, all’interno delle ciminiere. Le quali sono diventate un centro fieristico con musei all’interno che, oltre al già citato museo dello sbarco, ospita, tra gli altri, il museo del cinema. Nel dopoguerra anche Catania fu ricostruita come il resto d’Italia e negli sessanta anche la città etnea subì il fermento italiano del boom economico. Espressione di questo momento storico fu la costruzione del “grattacielo Generali”, a largo Paisiello, edificato probabilmente nel 1962. Una struttura di quindici piani con un’altezza di 60 metri, unica del genere a Catania. Chiudo qui l’articolo e questa meravigliosa cavalcata suddivisa in tre parti, certamente sintetica, della storia di Catania.

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