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Covid, Arte precaria, ciclo di talk di Aba Catania

Sistema dell’arte contemporanea: le professioni, questo il titolo del ciclo di talk organizzati dall’Accademia di Belle Arti di Catania che prenderà il via dal 15 aprile sulla piattaforma Teams e sulle pagine Facebook e Instagram dell’Accademia, proponendo riflessioni proprio sul sistema dell’arte contemporanea e sulle trasformazioni radicali che sta vivendo a causa della pandemia da Covid-19.
Un progetto nato dalla convinzione che le Istituzioni d’alta formazione debbano mutarsi in centri di riflessione da offrire agli studenti non soltanto sull’Arte ma anche sulle professioni, avviando serrati confronti con il mondo del Lavoro.
“Un ciclo di seminari – ha sottolineato infatti la presidente dell’Accademia, Lina Scalisi – che, partendo dal dato evidente che la pandemia ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e le professioni dell’arte, inaugura un nuovo modo di pensare l’Arte contemporanea e i luoghi che la ospitano. Le risposte che saranno elaborate nei dialoghi avviati, evidenzieranno come i capovolgimenti di prospettiva rappresentino un’occasione, una sfida, per un rinnovamento a volte indispensabile”.
“L’attenzione dell’Accademia di Catania – ha aggiunto il direttore Vincenzo Tromba – all’Arte contemporanea, oltre che l’offerta didattica, viene dimostrata da quest’iniziativa che pone la nostra Istituzione al centro di una riflessione sulle dinamiche del Contemporaneo, un ruolo cruciale per affrontare un futuro pieno di incognite”.

Incontri da giovedì prossimo

La serie di incontri, curata da Ambra Stazzone e Lorenzo Madaro, entrambi docenti di Storia dell’arte contemporanea dell’Aba sarà inaugurata giovedì prossimo alle ore 17:00 con Luca Lo Pinto, giovanissimo direttore del Museo Macro di Roma. Successivamente i talk riguarderanno altri importanti esponenti del Contemporaneo: Gino Gianuizzi (Galleria Neon, Bologna), Dario Pappalardo (Robinson, Repubblica), Laura Cherubini (Accademia di Brera), Bettina Della Casa (Archivio Giulio Paolini, Torino) e altri.
Per indagare sulle nuove professioni del Contemporaneo e su come stiano mutando pelle musei, curatori, gallerie, pagine culturali dei quotidiani, riviste, artisti. Ma soprattutto con quali strategie si stia affrontando, in tutt’Italia, il ripensamento del rapporto arte-pubblico.

La mutazione del Contemporaneo

“In un momento di straordinaria precarietà e trasformazione – ha detto Madaro – abbiamo pensato di avviare una riflessione plurale attraverso la viva voce di chi sta vivendo questa rivoluzione lavorando all’interno di musei, carta stampata e uffici stampa, gallerie d’arte, fondazioni, centri d’alta formazione artistica”.
“Tutto ciò che appariva scontato – ha affermato Ambra Stazzone – è stato stravolto ed è dunque necessario pensare a un nuovo futuro. E noi lo faremo parlando con e delle figure professionali che operano all’interno del sistema dell’arte, per individuare quanto ancora rimane da inventare, in particolare sul rapporto tra i luoghi del Contemporaneo e il pubblico e sulle nuove forme di comunicazione, anche digitale”.
Il ciclo di incontri partirà con un focus sul Macro di Roma, museo che proprio nell’ultimo anno ha vissuto una radicale metamorfosi, grazie al suo nuovo – e appena quarantenne – direttore, Luca Lo Pinto, ospite del talk di Aba Catania.

Un museo come una rivista

Lo Pinto, prima di approdare a Roma, è stato curatore, dal 2014 al 2019, della Kunsthalle di Vienna e ha annunciato che parlerà del formato sperimentale da lui realizzato per il Macro, il progetto “Museo per l’Immaginazione Preventiva”, che vede il museo come una rivista, una forma di esposizione della durata triennale pensata per poter coinvolgere un vasto pubblico, anche considerando che l’ingresso al Macro è gratuito.
Una “mostra di mostre” come la definisce lo stesso Lo Pinto, citando anche il museo immaginario di André Malraux, realizzata da un team formato da giovani attenti alle nuove forme di comunicazione e ospitata all’interno di un museo ampio e articolato nato nel 1999 che vede una nuova ala ideata nel 2015 dall’architetto Odile Decq, inserita sul precedente edificio dell’ex Fabbrica Peroni.

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