Donne baciate dal Vulcano
La vita, amico, è l’arte dell’incontro. Il celebre verso del poeta brasiliano Vinicius de Moraes non finisce mai di rinnovarsi in saggezza e verità. Incontri, coincidenze e “chimica” sono scintille che innescano magie di eventi e sentimenti. Così è successo a due amiche, Agata Di Fede, maestra di cucina per stranieri, e Rita Cocuzza, giornalista e scrittrice che, poco più di quattro anni fa, nel cuore della loro vita, hanno deciso di scommettersi in una avventura imprenditoriale che le ha portate alla creazione di un distillato nuovo e originale: Indigeno, il bacio amaro del vulcano, il primo amaro alla melagrana di Sicilia. Che poi, come precisano loro, oltre a essere un prodotto di qualità, è anche il frutto di una bellissima d’amicizia.
“Entrambe appassionate di botanica e innamorate della natura che circonda il nostro vulcano – racconta Agata -, abbiamo pensato di unire il sapere ereditato dalla tradizione di madri e nonne in fatto di limoncelli, rosoli e affini, e di sperimentarlo insieme, in cucina, con un progetto definito: la creazione di un amaro diverso, radicato nel territorio, versatile, da bere con il dolce e il salato, anche fuori dai pasti. La nostra prima prova ottenuta dall’infusione di alcune erbe selvatiche e amare abbastanza comuni era già un ottimo risultato. Ma la svolta è arrivata dopo, con l’aggiunta di una nota intensa di melagrana, frutto antico di grande bellezza, custode di simbologie affascinanti e dalle proprietà salutari. Così, dopo vari tentativi è nato Indigeno. Messa a punto la ricetta, siamo passate alla produzione conto terzi a Santa Venerina (paese etneo che vanta una antica tradizione di distillati), seguendo sempre in prima persona la scelta degli ingredienti, le fasi di lavorazione, e infine, la commercializzazione.”
“Abbiamo ragionato a lungo sulla scelta del nome – ci racconta Rita – volevamo sottolineare lo spirito autoctono del prodotto ma anche il suo esotismo raffinato da Sicilia neoclassica. E abbiamo scelto “Indigeno”, evocativo di terre lontane, selvagge, favolose. Al nome abbiamo accostato un payoff romantico, arrivato spontaneo in uno splendido pomeriggio di primavera: scendevamo lungo la Mareneve, una delle più belle e panoramiche strade della Sicilia, costeggiata da betulle e larici, verso il mare di Fiumefreddo. In quel momento gioioso e visionario, mentre incantevoli creature strappate al mito e alla leggenda si muovevano davanti ai nostri occhi, nel cuore della natura etnea solare e vibrante di energia, abbiamo immaginato che il bacio della virtuosa Melagrana venisse ricambiato con passione dallo spirito intenso e vigoroso del Vulcano”.
L’amaro Indigeno, racchiuso in una bottiglia elegante, completata da un’etichetta oro e argento di stile contemporaneo, ha il colore caldo dell’ambra del Simeto e un profumo che ricorda i giardini arabi Sicilia. Il suo bacio amaro, stuzzica antiche memorie olfattive regalando due momenti distinti in un unico sorso di 32 gradi, quello dolce e fruttato della melagrana, unita alla scorza d’arancia e alla carruba, e quello amaro e fresco di erbe e radici selvatiche del territorio etneo.
Negli ultimi anni c’è stato un rinnovato interesse per l’amaro, in particolare per quello artigianale, legatio al territorio, alla buona cucina, alla movida della città, e al culto dell’aperitivo con cocktails che diventano sempre più sofisticati. Al contrario del mondo del vino, in cui la donna negli ultimi anni è entrata sempre più da protagonista, quello degli amari è ancora un mondo maschile. Ma le motivazioni e la storia che stanno a monte di amaro Indigeno sono interessanti e originali e le donne di Amaro Indigeno
“Siamo entrambe del 65. Ci sentiamo figlie del nostro tempo a tutti gli effetti, a cominciare dall’infanzia, cadenzata ogni sera da un rassicurante Carosello, per continuare con l’adolescenza, a cavallo tra i favolosi anni ’80, votati a un nuovo dirompente gusto della vita, e i ’90 di una città come Catania, che allora viveva una straordinaria fioritura artistica e culturale. E se ci domandano quali pubblicità ricordiamo, da brave donne di “spirits” ci appaiono subito le immagini di Ernesto Calindri, seduto a un tavolino immerso nel traffico cittadino mentre gusta serafico il suo Cynar “contro il logorio della vita moderna”, e di Gino Cervi che all’interno di una casa di campagna calda ed elegante propone “Vecchia Romagna etichetta nera, il brandy che crea un’atmosfera”. Espressioni uniche e indelebili!
Poi, dopo anni di lavoro e di dedizione alla famiglia (tre figli a testa), nel cuore della vita abbiamo deciso di scommetterci in un progetto tutto nostro che potesse esprimerci e celebrare tutto il fascino e il sapore della nostra terra.
Ma soprattutto, volevamo regalare un piccolo piacere, in grado di scaldare momenti di relazione, di meditazione, così inebriante da evocare sensazioni, memorie, e con quel nonsoché di irrazionale e fascinoso, unione di opposti, di maschile e femminile. E, secondo noi, ce l’abbiamo fatta: Indigeno è il distillato di un’idea”
Espressioni uniche e indelebili, quasi sentimentali, che hanno attraversato anni di vitalavoro e di dedizione alla famiglia (tre figli a testa), per realizzarsi ora, in questo amaro che celebra tutto il fascino e il sapore della nostra terra e che regala momenti di piacere che scaldano momenti di relazione o di solitudine, con quel dolce amaro e quel nonsoché di irrazionale che mette d’accordo maschile e femminile. E, secondo noi, ce l’abbiamo fatta: Indigeno è il distillato di un’idea”.