Il mito del Gigante Encelado
In Sicilia i miti hanno sempre avuto un fascino particolare in quanto hanno caratterizzato la sua storia e le sue origini mescolando realtà e fantasia popolare.
Ed è così che da secoli la cultura popolare, per spiegare l’origine della Sicilia, ha tramandato il mito del Gigante Encelado che, si narra, sarebbe seppellito proprio sotto la nostra isola e che le forme del suo corpo conferiscono la particolare e caratteristica fisionomia del nostro paesaggio.
Questo mito ci riporta indietro nel tempo e ci proietta in una realtà mitica fatta di Dei onnipotenti e detentori di un potere divino immortale.
Tramandato oralmente di generazione in generazione, unisce la nostra tradizione popolare alla mitologia classica greca e ai suoi personaggi divini proprio per rivestire di un’aura magica la nascita della Sicilia. Infatti si ricollega alla famosa battaglia avvenuta tra Giganti e Zeus: La Gigantomachia: la guerra dei Giganti.
Uno scontro violento che vide contrapposti i Titani figli di Gea, la Terra, contro Zeus il padre di tutti gli dei. Egli però, con l’aiuto degli altri Dei e soprattutto di Eracle, riuscì a sconfiggerli e li punì severamente. Atlante fu condannato a reggere sulle spalle la volta del cielo, mentre gli altri Titani furono confinati, nel Tartaro. Ma Gea non perdonò Zeus per tale punizione così gli sollevò contro i Giganti, gli altri suoi figli avuti con Urano (il cielo). Essi, incoraggiati dalla madre Gea, si opposero a Zeus e si ribellarono. Ma Zeus non cedette e ne derivò una conseguente guerra, la menzionata Gigantomachia.
Durante la battaglia i Giganti, altissimi e terribili, con lunghe barbe incolte e capelli lunghi e arruffati e code di serpenti che coprivano i piedi, si scagliarono con ferocia contro gli Dei.
Alcioneo, il loro capo, fu il primo ad essere ucciso da Eracle.
Gli altri non riuscirono a sconfiggere gli Dei e, scoraggiati si diedero alla fuga.
Ma la dea Atena assunte dimensioni gigantesche superiori a quelle dei giganti, afferrò un grosso masso e lo scagliò contro Encelado che stava scappando insieme ai suoi fratelli superstiti. Colpito, affondò in mare sotto il peso dell’enorme masso.
In questo modo nacque la Sicilia.
Secondo la tradizione popolare, Encelado è rimasto intrappolato sotto la nostra isola da quel momento e non è mai riuscito a liberarsi, così, costretto da secoli a vivere sotto il nostro territorio, alla fine lo ha modellato con le sue forme.
Per la precisione si racconta che il Gigante ha posto le sue braccia l’una in direzione di Messina e l’altra in direzione di Siracusa. Il suo busto si trova sotto il centro esatto dell’Isola e le sue gambe sono rivolte: la sinistra verso Mazara e la destra verso Palermo. In ultimo si crede che il suo alluce del piede destro abbia determinato la formazione del monte Erice e che la testa e la bocca, situate nei pressi di Catania, siano proprio sotto la bocca del nostro vulcano Etna. Ogni volta che Encelado emette un respiro infuocato, dalla bocca del vulcano fuoriescono lapilli e lava incandescente generando, così, l’attività vulcanica dell’Etna.
Encelado ha dato origine non solo alla nostra isola ma anche all’attività eruttiva del nostro vulcano Etna.
Sempre secondo le credenze popolari Encelado non si è mai rassegnato alla sua prigionia, per cui si agita spesso in preda alla collera e, quando si muove per tentare di togliersi di dosso l’enorme masso che lo tiene schiacciato, inevitabilmente scuote la terra e genera dei terremoti.
Ma la dea Atena non si lascia ingannare e vigila sempre su di lui in modo da non permettergli mai di liberarsi dalla sua giusta prigionia per essersi ribellato all’autorità del padre di tutti gli dei.
La Storia del gigante Encelado è ancora raccontata non solo in Sicilia, ma anche in Grecia dove ancora oggi quando si verifica un terremoto si suole dire che c’è stato “Un colpo di Encelado”.
Un’altra versione del mito narra anche che Encelado, durante la battaglia, si propose di sfidare Zeus e di affrontarlo di persona, e che progettò di raggiungere l’Olimpo. Costruì con l’aiuto dei suoi fratelli, una specie di torre, ammassando delle grandi pietre una sull’altra, prese dalle cime dei monti più alti come le catene dell’Asia, il Monte Bianco, il Pindo in Grecia e infine i monti Africani. Zeus, vedendolo salire seguito dai fratelli e avvicinarsi, gli scagliò contro una saetta infiammata e li colpì accecandoli. Dopo colpì la torre di montagne che, crollando, seppellì i giganti.
I massi del monte Etna schiacciarono Encelado che, dimenandosi, cominciò a sputare fiamme dalla bocca. Queste provocarono una gigantesca esplosione e il respiro infuocato del gigante provocò la fusione della lava che fuoriuscì dal vulcano.
Solo quando Encelado si placò l’eruzione si interruppe.
Un mito molto antico che, in questi tempi moderni, riesce ancora a riportarci a quelle antiche origini che ci rendono figli della nostra terra.
E’ fama che dal fiume percosso
E non estinto, sotto a questa mole
Giace il corpo d’Encelado superbo
E che quando per duolo o per lassezza
Ei si travolve, o sospirando anela
Si scuote il monte e la Trinacria tutta
Virgilio Eneide libro III