L'Opinione

25 Aprile: cercasi Amor di Patria

Una giornata vissuta nel 1945 con spirito di rivalsa e speranza in un futuro di libertà, celebrata negli anni seguenti per mantenere vivo e presente il suo ricordo, dimenticata dalla maggior parte degli italiani che la attendono per programmare una gita fuori porta, e adesso discussa e contestata tra forze politiche opposte che ne fanno un ennesimo strumento di propaganda populista, ignorando spesso gli eventi storici o storpiandoli a proprio piacimento per dare un presunto fondamento alle loro insulse campagne politiche.
Pochi oramai ricordano gli eventi che diedero inizio a questa giornata in cui si festeggia la Festa della Liberazione, istituita la prima volta nel 1946 su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, da Re Umberto II, e istituzionalizzata come festa nazionale nel 1949.
Un anniversario che commemora la liberazione dell’Italia dal Nazifascismo segnata dalla fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo.
Una Festa nazionale simbolo della Resistenza e della lotta Partigiana iniziata nel 1943 il giorno che fu resa nota la firma dell’armistizio a Cassibile.
Storicamente la guerra non finì il 25 aprile del 1945 questo è solo un giorno simbolico scelto perché in questa data iniziò la ritirata dei tedeschi e dei soldati dalla Repubblica di Salò da Milano a Torino in seguito allo sfondamento della linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza.
E oggi, numerose sono le manifestazioni pubbliche e il Presidente dello Stato compie il suo solenne omaggio al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria a Roma con la deposizione di una corona di alloro in ricordo dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre.
Un giorno carico di profondità storica e di significato politico, ma che noi, ogni anno, cittadini e uomini di governo degradiamo continuando ipocritamente a festeggiare, a innalzare bandiere di un rinnovato patriottismo senza alcun reale convincimento, senza alcuna coscienza di che cosa voglia dire celebrare l’identità della Nazione, della nostra Nazione che dovrebbe unirci in una sola e unica ideologia di libertà, individuale e sociale. E invece l’idea di Patria intesa come comunità di cittadini consapevoli e impegnati si è rivelata un sogno chimerico, un’utopia che ci illudiamo di rispolverare ogni anno per ventiquattr’ore e che poi riponiamo nel cassetto dei nostri quotidiani interessi personali per continuare a vivere nella tranquillità della nostra indifferenza.
Le azioni eroiche di chi ha combattuto sacrificando la sua stessa vita, si sono disperse e appiattite nelle nostre banali superficialità che hanno invaso l’esistenza imponendosi come prioritarie ed essenziali. Gli ideali estetici e materiali, che inseguiamo ossessivamente, giorno dopo giorno, ci hanno fatto dimenticare che se oggi viviamo in uno Stato libero e indipendente lo dobbiamo a chi ha creduto fermamente in un concetto profondo di devozione alla nostra Patria.
E noi tutti adesso, più di ieri, abbiamo il dovere di proteggerlo e di custodirlo, se vogliamo che continui a identificarci e a contraddistinguerci come cittadini nel senso pieno del suo significato più intrinseco.
Invece, animati da sciocche presunzioni, ogni anno, il 25 aprile, ci affanniamo a organizzare manifestazioni, stampiamo manifesti da affiggere sui muri e sfiliamo per le strade delle nostre città, ma non esaltiamo i valori fondanti della nostra Patria, trasformiamo questi incontri in un momento di scontro tra differenti ideologie di partito, manovrati, come burattini senza volontà propria, dal politico di turno che, demagogicamente, ci lusinga con false promesse.
E questa nostra povera Patria assiste ancora una volta al suo impietoso disfacimento, alimentato da polemiche che iniziano giorni prima della sua giornata celebrativa, in una vergognosa baraonda di interviste e di dichiarazioni che la sviliscono miseramente.
Tutti siamo colpevoli, nessuno escluso, sia gli uomini al governo, che la strumentalizzano in ogni loro azione politica, sia noi che da cittadini glielo permettiamo con il nostro apatico disinteresse e con la nostra scarsa partecipazione alle urne.
Coscientemente tutti dovremmo essere consapevoli che il 25 aprile è una giornata importante per noi, cittadini italiani, essa ci ricorda che abbiamo liberato la nostra Italia dall’occupazione nazista e soprattutto dal governo fascista, che ci siamo opposti non solo allo straniero ma anche contro una dittatura fascista e contro tutti coloro che l’avevano egoisticamente appoggiata.
Questa giornata ci serve per ribadire con fermezza questa nostra volontà decisa, contro ogni forma di oppressione e di autoritarismo, senza degenerare in aberranti pretese nazionalistiche basate su presunte convinzioni di superiorità, alimentate in modo criminale da certi discorsi politici.
Oggi, e ogni giorno, affermiamo e confermiamo il nostro quotidiano impegno di cittadini italiani, in uno Stato libero e democratico in nome dei valori sanciti nella nostra Costituzione.
Perché l’Italia è la nostra Patria.
E la Patria è la “casa dell’uomo, non dello schiavo”, Giuseppe Mazzini.

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