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In Sicilia il primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo

Mancano ormai solo alcune procedure amministrative da parte del Ministero dell’Ambiente e, a meno di clamorosi colpi di scena, presto nascerà in Sicilia il primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo. L’impianto, che è stato chiamato “7Seas Med”, di proprietà dell’impresa danese “Copenhagen Offshore Partners”, che vi ha investito 741 milioni euro, sarà composto da 25 turbine eoliche galleggianti ad asse orizzontale da 10 MW ciascuna, con una capacità installata totale di 250 MW. La sua collocazione sarà a 37 chilometri al largo di Marsala, in provincia di Trapani, e a 32 km dall’Isola di Marettimo, in direzione della Tunisia, al di fuori delle aree ritenute critiche dalle analisi condotte. Le turbine non saranno visibili dalla terraferma, e il posizionamento è stato selezionato escludendo aree protette e/o aree ritenute di pregio naturalistico come i cosiddetti banchi affioranti presenti nel Canale di Sicilia (Banco di Talbot, Banco Avventura e altri) che, essendo ecosistemi ricchi di biodiversità e connotati da un’alta produttività biologica, sono quindi di grande importanza per le attività legate alla conservazione delle specie e alla pesca.
Rendere trascurabili gli impatti ambientali è stato possibile grazie alla tecnologia di fondazione utilizzata che permette di posizionare il parco eolico in un’area marina con fondali profondi tra 200 e 350 metri. A queste profondità i fondali risultano poveri di biocenosi poiché la luce scompare tra i 100 e i 150 metri di profondità e ad ogni modo l’ancoraggio sarà tale da limitare al massimo l’area impegnata e minimizzando di conseguenza i possibili impatti ambientali.

Le Turbine eoliche galleggianti sono frutto di un recente e innovativo sviluppo tecnologico che permette di realizzare fondazioni per parchi eolici off-shore su fondali profondi con costi sostenibili e con impatti ambientali trascurabili. Al fine di minimizzare gli impatti ambientali potenzialmente generabili dagli ancoraggi degli aerogeneratori sul fondale marino, è stato verificato l’utilizzo di diversi sistemi e, di conseguenza, è stato adottato il sistema che garantisca le migliori performance ambientali. L’individuazione del sistema di ancoraggio più idoneo è avvenuti simulando il comportamento oltre che del sistema con catenaria, attualmente il più diffuso nelle installazioni off-shore, anche di sistemi tecnicamente più sofisticati ad ancoraggio teso, (taut moorings) ottenuti mediante l’utilizzo di strutture puntuali sul fondale (Corpi morti, Pali infissi, Pali aspirati, Pali a vite).
Il collegamento elettrico del parco offshore avviene tramite un cavo sottomarino e poi un cavo terrestre. I cavi marini di collegamento permettono connessioni da 66 kV e sono del tipo dinamici per il collegamento di connessione delle turbine galleggianti mentre la connessione per il trasporto dell’energia alla costa è del tipo statico da 220 kV. La sottostazione di trasformazione, che innalza la tensione da 66 a 220 kV, sarà anch’essa allocata su una piattaforma galleggiante con le stesse caratteristiche di quelle utilizzate per le turbine eoliche.
Ciascun aerogeneratore produrrà corrente elettrica alternata a 66 KV ed una cabina di trasformazione off-shore, anch’essa su fondazione galleggiante, provvederà ad innalzare la tensione a 220 kV per l’immissione della corrente nella rete nazionale che avverrà in una apposita sottostazione da ubicare a terra. L’impianto eolico offshore prevede l’utilizzazione: della Piattaforma Continentale Italiana, ai fini dell’installazione delle torri eoliche, dei cavi marini in media tensione e del primo tratto del cavidotto marino; del mare territoriale, per il passaggio sottomarino del cavidotto marino sino alla terraferma; di parte del territorio regionale siciliano, per il passaggio del cavidotto terrestre dal punto di approdo a terra sino al punto di connessione con la RTN da concordare con TERNA.
Il punto di giunzione allo sbarco corrisponde alla transizione tra il settore marittimo e il settore terrestre e si trova presso il Porto di Marsala. Una volta sbarcato sulla terraferma, il cavo raggiunge la cabina di misure e consegna alla tensione di 220 kV, mediante un percorso interrato di circa 30 km, realizzato interamente al di sotto di sedi stradali esistenti, comunali, provinciali e statali, evitando l’interferenza con aree protette e/o sensibili, come si nota dall’inquadramento del progetto rispetto ai piani tematici e ai vincoli ambientali, riportato nel documento di studio preliminare ambientale. Dal punto di sbarco a terra il cavo sarà posato principalmente lungo strade e suoli fino a collegarsi alla stazione esistente situata in località Fulgatore nel territorio di Trapani.
Il cavidotto in progetto non interferisce con la rete ecologica oggetto di tutela, ma per un breve tratto attraversa il corridoio di connessione tra le aree SIC. Lo stesso tratto è tra l’altro sede di strada statale già oggetto di traffico veicolare.

Nel canale di Sicilia sono presenti aree di riproduzione ittica di rinomata importanza, come la triglia, il nasello, il gambero, il moscardino e il totano. L’individuazione delle aree in questione, ha permesso di escludere il rischio che il campo eolico e il posizionamento del cavidotto elettrico possano interferire con le stesse. Va inoltre osservato l’impatto positivo generato dalla presenza del parco eolico, con la conseguente interdizione alla pesca nelle aree interessate.
La realizzazione delle opere permetterebbe di preservare una zona dalla pesca a strascico, tipicamente impattante sull’ambiente marino. Infatti le reti a strascico estirpano qualunque cosa incontrino sul fondale, pesci, invertebrati, coralli, alghe, e lasciano un ambiente devastato. La presenza dell’impianto creerebbe, di fatto, una zona protetta per la riproduzione.

Dall’esame dell’area vasta interessata dal progetto non si evidenzia la presenza di aree sottoposte a vincoli o restrizioni. Alcune aree interdette alla navigazione e all’ancoraggio sono localizzate nei tratti costieri in prossimità dei porti e delle zone interessate da condotte sottomarine. Inoltre, per la scelta circa l’ubicazione ottimale del parco eolico proposto si è tenuto conto delle norme dell’aviazione civile in considerazione della vicinanza con l’aeroporto di Trapani; tali norme, che disciplinano il volo nell’area scelta, prevedono l’interdizione del volo dal livello del mare fino alla quota 150 m.
Pertanto l’installazione del campo eolico risulta essere compatibile con le disposizioni dell’aviazione.
Infine, l’area individuata per la realizzazione del progetto non è classificata tra quelle di interesse rilevante ai fini della ricerca sottomarina di idrocarburi.

La documentazione completa:

https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/7273/10503?pagina=1#collapse

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